Anche ad Alba, insieme al risveglio del sentimento religioso, aumentano la paura di attentati e la diffidenza verso gli stranieri

Anche ad Alba, insieme al risveglio del sentimento religioso, aumentano la paura di attentati e la diffidenza verso gli stranieri

IL SONDAGGIO Il secondo capitolo delle inchieste che Gazzetta d’Alba realizza ogni mese – somministrando questionari a circa 100?? tra cittadini e lettori – ha tentato di indagare la percezione del sentimento di fede degli albesi, in particolare gli eventuali mutamenti dopo gli attentati terroristici di Parigi e Bruxelles.

Abbiamo proposto dieci domande per comprendere se lo shock delle bombe e della minaccia terroristica abbiano influito sulla percezione di sé e degli altri. Emergono verità impreviste: il 37 per cento degli intervistati (che erano per il 55 per cento cristiani, il 10? per cento buddhisti, il 25 per cento atei e le restanti porzioni o islamici o “appartenenti a una fede propria, individuale”) ha dichiarato che “Il proprio sentimento di fede è cambiato dopo gli eventi terroristici”, e uno su cinque ha percepito la propria fede come rafforzata. Il dato più inatteso sembra proprio quello relativo al pericolo percepito: un albese su due (47 per cento) ammette di considerare l’islam come potenziale minaccia.

Il 19 per cento (quasi uno su cinque) degli intervistati ha dichiarato di considerare Alba “a rischio attentati”, mentre l’80 per cento (otto su dieci) che gli eventi di Parigi e Bruxelles hanno incrementato la diffidenza degli albesi verso gli stranieri.

Interessante anche l’analisi delle motivazioni sottese agli attentati terroristici: il 70? per cento del campione sostiene che le reali ragioni del terrorismo siano di natura economica, soltanto il 40? per cento religiose e un analogo 40? per cento politiche. Considerando gli scopi dell’indagine e la complessità della fede intesa come sentimento non solo esistenziale ma anche politico, culturale e sociologico, emerge un quadro delicato, che richiede caute interpretazioni: da un lato bisogna considerare che la maggioranza degli intervistati appartiene alla religione cristiano-cattolica, attribuendo un punteggio medio di 8 punti (da 0 a 10) nell’importanza della fede nella propria vita. Dall’altro occorre considerare che la presenza istituzionale della Chiesa in città è radicata e che il bombardamento mediatico può influire sulla percezione immediata del fenomeno.

Le due verità che sembrano emergere con maggiore preponderanza sono l’incremento dell’avversità verso “lo straniero” – inteso in senso concettuale, come potenziale capro espiatorio e fonte di pericolo – e il considerare Alba – all’apparenza lontana da potenziali “interessi” terroristici – a rischio concreto. Affiora un’identità, potremmo dire, fragile della comunità, una volubilità di opinioni e un carattere propenso al giudizio emotivo e all’irrigidimento del pensiero di fronte a fenomeni destrutturanti. Risorse di riflessività e di cautela, tuttavia, sembrano contrapporsi a questa istintività del giudizio. La fede appare dunque come un filtro, un sentimento comune – la maggioranza degli intervistati stabiliva un punteggio di 8 su 10 alla fede per quanto riguarda il grado di importanza giocato nella propria vita – che, sotto minaccia percepita, può intensificarsi in maniera protettiva, indurendo le opinioni e intersecandosi alla paura. Ma anche come un rifugio in cui ci si scherma dall’irrazionalità e violenza prodotte da fuori.

m.v.

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