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Segnali d’accoglienza verso i profughi a Mussotto

Segnali d'accoglienza verso i profughi a Mussotto
Alcuni dei richiedenti asilo che hanno partecipato al progetto di volontariato di Alba

TESTIMONIANZE  In corso Canale, sulla strada che dal cuore albese porta a Mussotto, ragazzi africani vivono la quotidianità di questo quartiere. Alcuni di loro sono gli ospiti di Casa Pina, profughi in attesa di ottenere i permessi. «Cerchiamo di far capire loro che sono in una comunità, che possono far parte di questa organizzazione sociale e che sono i benvenuti», spiega Antonio, un commesso di 27 anni che abita nei paraggi. «È importante l’atteggiamento di accoglienza. Anche un piccolo gesto può far sentire accolto, come un cenno di saluto o il fermarsi per fare attraversare le strisce pedonali. Qui a Mussotto non si percepisce paura, diffidenza od ostilità. I migranti – per questioni linguistiche oppure culturali – sovente hanno difficoltà a partecipare alla vita di quartiere, ma è compito nostro sbriciolare i pregiudizi e gli stereotipi».

Anche Daniela, 45 anni, operaia, residente nella stessa zona, sembra lontana da quell’atteggiamento precauzionale e intimorito descritto dall’indagine Ires per quanto riguarda la provincia di Cuneo verso la novità e la diversità in genere. Racconta un aneddoto: «L’altro giorno ero al bar. Ho lasciato il portafoglio sul tavolino e sono uscita dal locale. Qualche secondo dopo un ragazzo di origini africane mi ha chiamata, porgendomelo. Abbiamo parlato un po’, ci siamo scambiati qualche battuta. La cosa in sé non mi ha colpito, era tutto normale, almeno fino a quando non sono tornata a casa e ho parlato con un’anziana signora vicina di casa.  Dopo che le avevo raccontato l’aneddoto, mi ha detto “Strano, avrei detto che il portafoglio se lo sarebbe tenuto”. In quel momento ho capito: quella donna aveva paura. Invece di farmi rabbia, mi ha fatto soffrire. Ho visto la limitatezza del suo pensiero, la sua incapacità di percepire l’interezza di ciò che siamo, e pensai che forse era il suo modo di difendersi da un mondo che si ostinava a percepire pericoloso. Mi venne tristezza a pensare a quante cose si era persa e si sarebbe persa, da lì in avanti, dalla vita».

v.m. 

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