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Tartufo e legge, se ne discute al tavolo del Ministero

Tartufo e legge, se ne discute al tavolo del Ministero

ALBA Grandi novità per il tartufo. La Legge numero 122 del 7 luglio 2016 ha modificato il trattamento fiscale delle attività di raccolta, adeguandole agli obblighi europei e introducendo la tracciabilità delle transazioni. Dal 1° gennaio 2017 i commercianti e i ristoratori che comprano tartufi dai raccoglitori occasionali, cioè non muniti di partita Iva, dovranno trattenere dal compenso pattuito il 23 per cento di ritenuta a titolo d’imposta (che il compratore verserà poi al fisco) calcolata sul 78% del valore dell’acquisto (in modo da concedere una deduzione del 22% al cercatore per le sue spese); inoltre verrà applicata l’Iva al 10 per cento; inoltre scompare l’obbligo di emettere “autofattura” per l’acquisto. Dal testo manca, però, una forma di franchigia che riconosca le spese dei cercatori, i quali si sono mobilitati per ottenere il provvedimento con la prossima legge di stabilità.

«Sulla legge permangono punti di vista molto articolati tra cercatori, commercianti, trasformatori», spiega Antonio Degiacomi, presidente del Centro nazionale studi tartufo, che partecipa al tavolo tecnico del tartufo convocato presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. «A settembre ci sarà un tavolo tecnico sul tema fiscale e sulla questione della franchigia per i trifolao che non potranno più cedere il prodotto in modo anonimo. Sarebbe importante ottenere questo provvedimento per favorire il graduale processo di emersione, superando le continue tensioni nel mercato del settore».

Ma la novità più importante per il futuro del tartufo italiano, della sua valorizzazione e remunerazione è la proposta del Ministero di istituire un tavolo di filiera che metta insieme in modo permanente cercatori, coltivatori, commercianti, trasformatori, organismi di ricerca scientifica, amministrazioni centrali e Regioni per concordare degli strumenti a favore del settore, sia per la parte di tutela e miglioramento ambientale sia per la parte di garanzia del prodotto alimentare, compresa la tracciabilità delle importazioni. Costituire un osservatorio, valutare i punti di forza e i punti critici, stabilire modalità e priorità degli interventi saranno i temi del piano di settore che dovrebbe scaturire dai gruppi di lavoro.

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