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Un albese a Nizza il 14 luglio: “I terroristi vogliono creare odio”

NIZZA «Ero nei paraggi di Nizza il 14 luglio, in macchina, per lavoro. Giravo la costa ligure e francese per incontrare clienti», dice un albese che preferisce rimanere anonimo. «Perché avrei timore anche solo a dire il mio nome, forse per un inconscia paura di rappresaglie. È questo che porta la nuova forma di terrorismo che siamo costretti a subire: angosce irrazionali, profonde, per la propria incolumità. E la sensazione di non essere al sicuro nemmeno nei luoghi che consideriamo casa».

Camion sulla folla a Nizza

Ha 31 anni e lavora per una grande azienda locale. Il 15 luglio, dice, «Pur non essendo a Nizza mi sono sentito vicinissimo al luogo dove il tir sbandava intenzionalmente e i corpi, dice un testimone, saltavano come birilli. In quel momento, quando sullo smartphone comparivano le prime notizie, ho avuto paura. Volevo tornare ad Alba il più in fretta possibile. Poi ho pensato: e se succedesse pure da noi? Credo che quello che i terroristi vogliono fare è creare odio. Aizzare una sorta di guerra civile tra i musulmani e le altre religioni all’interno di qualsiasi comunità. Perché l’odio e la paura dividono, creano irrazionalità e spingono a scelte avventate, poco strategiche. Non so che dire. Su Nizza non ci resta che piangere. E tentare di rimanere umani. Senza dimenticare la rabbia».

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