Baldassarre Molino presenta Il catasto albese del 1560

Baldassarre Molino presenta Il catasto albese del 1560

CULTURA Baldassarre Molino è conosciuto e apprezzato per il suo lavoro di storico attento alle vicende del nostro territorio e lo dimostra con questo volumetto, Il catasto albese del 1560 (edizioni MediaGranda), di appena 88 pagine, che riproduce l’elenco delle proprietà in Alba a metà Cinquecento.
Di primo acchito potrebbe sembrare un esercizio noioso leggere – per di più in latino – un elenco di case, orti, botteghe e terreni. Eppure man mano che si curiosa tra le pagine vengono fuori elementi decisivi per la storia della città come i quattro quartieri in cui era diviso l’abitato: San Lorenzo, San Biagio, San Giovanni e Santa Maria. Senza nomi di vie, tranne una via paramuri che delimitava le case dal circuito delle mura per facilitarne la difesa. E si curiosa anche tra i nomi dei possidenti con voci che si sono perpetuate fino ai nostri giorni prendendo origine dai Gallus, Marenghus, Cerratus, Rulfus, Boffa, Braida e così via.
Il catasto è datato 1560 e non a caso. Come spiega la breve e densa introduzione, il territorio albese usciva da un lungo periodo di turbolenze (alluvioni, terremoto, peste) e guerre, con la città schierata a favore della Francia o della Spagna, finché la pace di Cateau-Cambrésis del 1559 tra le due potenze non destinò Alba alla casata di Mantova. Di qui la necessità di riordinare gli elenchi di beni e proprietà ai fini della tassazione.

Giusto Truglia

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