Gentile direttore, sento avvicinarsi furtiva sorella morte, ma sono investito da una persistente amarezza. La scarsità di vocazioni, la mancanza di preti giovani mi intristisce, perché le nostre comunità ne patiscono le conseguenze.
Mi dicono: non ci sono più vocazioni! Non sono d’accordo. Cristo ama la sua Chiesa e la vuole giovane, viva, missionaria. Mancano i preti giovani e i primi a subirne le conseguenze sono proprio i giovani che abbandonano la Chiesa. Sono convinto che la mancanza di preti non è colpa dello Spirito Santo o nostra, ma della Chiesa che cerca sacerdoti là dove non ci sono. Ci sono giovani (io ne conosco), che farebbero i sacerdoti per una cinquina di anni, terminati i quali ne subentrerebbero altri.
Ma la Chiesa non è d’accordo. Ci sarebbero anche tanti uomini sposati disposti a vivere e ad agire da sacerdoti, ma la Chiesa non li vuole. E Cristo cosa ne pensa? Ci sarebbero innumerevoli sante donne, capaci, disponibili a essere sacerdoti, ma la Chiesa non le vuole.
Io prete vecchio, vicino alla rottamazione, ho dei forti dubbi. Non sono però ebreo e metto l’uomo prima della legge, la quale deve servire l’uomo e non schiavizzarlo. La Chiesa deve incarnarsi come Cristo nell’uomo, e non essere schiava delle sue vecchie leggi! Il mondo cammina sempre più veloce, e noi cristiani rischiamo di rimanere ingabbiati nel Medioevo.
Don Vincenzo
Nella Chiesa, il dibattito su questo tema è in corso da diversi anni. Si parla sempre più spesso, ad esempio, di ordinare sacerdoti dei cosiddetti “viri probati”, cioè uomini anziani, sposati o vedovi, di provata fede e virtù, per far fronte alle esigenze di comunità isolate, come quelle dell’Amazzonia, restando legati a esse. Prima, però, bisognerebbe valorizzare davvero i laici nella Chiesa. Senza dimenticare i diaconi permanenti e ricordando che non si può demandare solo al clero la cura dei giovani e delle vocazioni: è un compito di tutta la comunità cristiana, una testimonianza che ciascuno deve dare.
