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Dopo la piena: a Clavesana la famiglia Zimbardi rivive il 1994

Dopo la piena: a Clavesana la famiglia Zimbardi rivive il 1994

CLAVESANA C’è stato un prima e un dopo l’alluvione del 5 e 6 novembre 1994 per il comune di Clavesana. In quei giorni cinque vite umane furono trascinate via mentre gran parte del concentrico e delle frazioni veniva distrutto. A lato della nuova chiesa parrocchiale si eleva un monumento in ricordo delle vittime, se mai ci fosse bisogno di riportare alla mente quella tragedia infinita.

C’è un prima e un dopo per chi aveva perso tutto e mentre la pioggia cadeva battente nella notte di giovedì 24 novembre 2016 non ha dimenticato di ringraziare prima di addormentarsi ancora nel suo letto. Tra le case spazzate via allora dalla corrente anche quella della famiglia Zimbardi che sorge proprio sulla riva destra del Tanaro, vicino allo storico cotonificio e alla Scuola dell’Infanzia.

Giovedì pomeriggio è arrivato per loro l’ordine di evacuazione insieme alla paura di perdere tutto, ancora una volta. Ospitati da parenti, hanno trascorso una notte di attesa. A raccontarlo è la nipote Pamela Zimbardi, una bambina all’epoca della precedente alluvione.

Con il tiepido sole del venerdì il timore si è fatto speranza e l’anziana nonna ha voluto subito ritornare nella casa in riva al fiume. «Non resta che rimboccarsi le maniche», ha detto a Gazzetta Pamela, «il piano terra è stato completamente inondato, i mobili galleggiano sull’acqua. Anche cortile, giardino, serra, garage e legnaia sono allagati e pieni di fango da togliere. Stiamo tentando di pulire l’arredamento che rimane, per salvare il possibile e buttare via il resto».

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Un ringraziamento di cuore e un applauso va dalla giovane a Protezione civile e volontari: «Il comune di Clavesana ha invitato i ragazzi e chi ne avesse possibilità a darsi appuntamento alle otto di sabato 26 novembre davanti al comune, per portare aiuto», racconta. «Erano davvero tantissimi, di tutte le età, uomini e donne volenterosi. Non dimenticheremo la loro disponibilità e la dolcezza che in quei momenti ci hanno rivolto».

Debora Schellino

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