Addio a Villa Margherita: trasferiti i pazienti

Addio a Villa Margherita: trasferiti i pazienti

BELVEDERE LANGHE Dopo oltre due anni di vicissitudini, è stata scritta la parola fine sulla travagliata questione del trasferimento dei pazienti psichiatrici dalla struttura Villa Margherita di Belvedere Langhe in un’ala della residenza Don Comino di Lequio Tanaro, recentemente intitolata come il complesso belvederese.

Sono dunque archiviati i tempi in cui il primo cittadino lequiese riferì ai soggetti istituzionali palesi manifestazioni di dissenso da parte della popolazione contro la proposta (tra le quali una raccolta di firme con oltre 650 adesioni) portando la questione direttamente in Consiglio regionale. A pronunciarsi fu l’assessore alla sanità Antonio Saitta, che rimandò la decisione definitiva alla Direzione generale dell’Asl Cn1.

Il trasloco, previsto per fine 2016, questa volta non si è fatto attendere: le problematiche di spazio della residenza belvederese, che necessiterebbe di un ampliamento di 200-300 metri quadrati reso però impossibile dalla sua collocazione, hanno motivato la decisione.

«È stato un lungo percorso, ma grazie anche alla commissione di vigilanza siamo riusciti a portarlo avanti. Abbiamo cercato di organizzare al meglio ogni cosa e oggi posso dire che ce l’abbiamo fatta», ha commentato al termine del trasferimento Floriana Devalle, responsabile della nuova Villa Margherita.

«I ragazzi sono tranquilli. Hanno ricevuto la prima visita dell’Asl e si stanno dando da fare insieme a noi per rendere operativa al meglio la struttura», prosegue la responsabile, che aggiunge: «Non abbiamo ancora avuto la possibilità di organizzare uscite sul territorio perché troppo impegnati in loco, ma provvederemo a farlo quanto prima».

Conclude Floriana Devalle: «Buona parte della popolazione lequiese è stata molto accogliente e sono sicura che l’iniziale resistenza potrà essere vinta attraverso una conoscenza diretta degli ospiti della struttura. Faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità per favorire l’integrazione dei ragazzi nella comunità e aiutare la popolazione a conoscere questa realtà».

Debora Schellino

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