Alba ha omaggiato la fiorettista Bebe Vio col Tartufo dell’anno

La immagini più belle della consegna del tartufo dell'anno a Bebe Vio 4

INTERVISTA

Fermi tutti: arriva Beatrice Vio, detta Bebe, medaglia d’oro nel fioretto a Rio de Janeiro. Martedì 20 dicembre, nella chiesa di San Domenico, alle 18.30, il sindaco di Alba Maurizio Marello e l’assessore Fabio Tripaldi le hanno consegnato il Tartufo dell’anno, nel corso dell’incontro condotto dal condirettore di Sky sport Giovanni Bruno. Con i suoi 19 anni, Bebe sarà la più giovane premiata di sempre.
La “ragazza magica”, come il titolo di una delle canzoni del suo mito, Jovanotti, è, con merito, una delle persone più seguite del momento.

Beatrice, non è la prima volta che sarai stata nella Granda, vero?
«Assolutamente no, ho sempre vissuto in Veneto, ma mia mamma è originaria proprio della provincia di Cuneo. Conosco molto bene queste zone, perché negli anni le ho visitate diverse volte, con la mia famiglia. Purtroppo, nell’ultimo periodo, a causa dei numerosi impegni in giro per l’Italia, sono tornata in Piemonte di rado. Proprio per questo particolare legame, sono felice e onorata di ricevere il Tartufo dell’anno».

Sei considerata un esempio da molte persone, nello sport e nella vita. Dopo aver raggiunto risultati così importanti, quali sono le doti che ti hanno permesso di superare tutti gli ostacoli?
«Se mi guardo indietro e penso al mio percorso fino a oggi, mi rendo conto che una delle mie caratteristiche più importanti è la volontà di non mollare mai. Mi sono sempre posta continui obiettivi, per poter puntare sempre più in alto e guardare positivamente al futuro. Ovviamente non si può essere soli, ma bisogna poter contare su un team unito, che creda in te e ti sostenga, giorno dopo giorno. Mi riferisco alle mie “famiglie”, come le chiamo io: la mia vera famiglia, la famiglia composta dai miei amici, la famiglia della scherma e la famiglia di Art4sport, l’associazione fondata insieme ai miei genitori dopo la malattia, con l’obiettivo di sostenere economicamente e a livello pratico-organizzativo bambini e ragazzi portatori di protesi di arto, in modo che possano realizzare i loro sogni nel mondo dello sport».

La scherma è una passione che ti accompagna da sempre: quale ruolo ha giocato nella tua vita?
«È sempre stata uno degli aspetti più importanti nelle mie giornate. Ora, dopo il diploma e la fine del mio percorso con il gruppo degli scout, si conferma la passione più grande, qualcosa che cresce ogni giorno di più. Dopo la malattia, è stata la mia forza, davvero fondamentale per uscirne. Mi ricordo che il mio desiderio più grande era ricominciare a tirare, anche se più volte mi è stato detto, senza mezzi termini, che avrei dovuto rinunciare a questo sport. Devo dire che sono una ragazza molto competitiva, verso gli altri e anche verso me stessa: focalizzo l’obiettivo e cerco di migliorarmi sempre di più, in modo da raggiungerlo senza problemi».

Vincere un oro alle Paralimpiadi deve essere qualcosa di straordinario, cosa hai provato in quei momenti?
«È un sogno che si realizza, il traguardo più atteso di tutta una carriera. E vincere la medaglia d’oro è una sensazione che non si può descrivere a parole. Posso dire, però, che il momento più emozionante per me è stata la vittoria del bronzo a squadre, conquistata insieme alle mie compagne, Loredana Trigilia e Andreea Mogos».

Più volte ti sei fatta portavoce, in televisione e sui giornali, di un messaggio di uguaglianza, per superare ogni pregiudizio nei confronti delle persone disabili: oggi ci sono più barriere architettoniche o mentali da abbattere?
«Direi che, purtroppo, ce sono troppe di entrambi i tipi nella nostra società. Secondo me, siamo sulla buona strada ma c’è ancora tanto, anzi tantissimo, da fare: ci vorrà ancora molto lavoro per superare tutti i pregiudizi. Con la mia associazione, Art4sport, ci muoviamo proprio verso questo obiettivo».

Quanto è importante accettarsi davvero, ciascuno con i propri difetti?
«Direi che è fondamentale, per poter vivere in modo sereno. Accettazione vuol dire rendersi conto che nessuno è perfetto e che, certe volte, affrontare ogni giorno con la giusta dose di leggerezza può davvero essere utile. Consiglio sempre di prendersi in giro ogni tanto e lasciarsi anche prendere in giro dagli altri: è importantissimo essere autoironici. Per esempio, mi piace molto partecipare a programmi televisivi (ha partecipato alle Iene ndr) ma senza mai dimenticare che sono, prima di tutto, una sportiva!».

Autoironia, ma anche messaggi di grande importanza. Ritratta dalla famosa fotografa Anne Geddes, sei diventata testimonial della campagna “Win for meningitis”, sull’importanza della vaccinazione contro malattie come la meningite.
«Vaccinarsi è fondamentale, come ripeto sempre. Consiglio a tutte le mamme di vaccinare i loro bambini, o almeno di provare a informarsi seriamente sui reali rischi e benefici della vaccinazione. Purtroppo oggi c’è tanta confusione in giro, perché si sentono troppo spesso opinioni discordanti, con la conseguenza di accrescere sempre di più i dubbi delle persone».

Chi è Beatrice Vio?
«È una ragazza di 19 anni, che ha superato la maturità lo scorso anno, che ha partecipato alle Paralimpiadi di Rio, che è pronta ad andare a vivere da sola per motivi lavorativi, per la prima volta nella sua vita. Il 2016 è stato un anno incredibile. Ho ancora moltissimi sogni nel cassetto, ma farò in modo di poterli realizzare al più presto».

Francesca Pinaffo

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