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Morto in Turchia il missionario di origine priocchese padre Stefano Negro

Morto in Turchia il missionario di origine priocchese padre Stefano Negro

SMIRNE (TURCHIA) Si è spento nell’ospedale di Smirne, dove era ricoverato da prima di Natale, il frate priocchese Nicola Negro, che da oltre 40 anni si trovava in missione nel paese mediorientale. Avrebbe compiuto 69 anni il 16 febbraio. 

Nato nel 1948 a Priocca, era rimasto orfano di madre in tenera età. Entrò in Seminario a Chieri, prendendo i voti nell’ordine dei Domenicani predicatori.

Nel 1976 padre Stefano fu inviato a Smirne in Turchia, dove la secolare comunità domenicana dell’antica Izmir viveva un momento di crisi di vocazioni. Sotto la spinta del carismatico e intraprendente roerino la comunità cristiana della città turca tornò a crescere e a essere un punto di riferimento per i fedeli della regione.

Nella colonia marina dei frati domenicani, inoltre, nei 37 anni di attività vennero ospitati più di 2.500 bambini di ogni razza e religione, che trascorsero insieme le vacanze estive, imparando a convivere e ad accettarsi, con rispetto, nelle reciproche differenze.

Sarà questa, fino all’ultimo giorno la missione di Padre Stefano, che riuscì a farsi amare e rispettare anche dagli islamici.

Aveva la doppia nazionalità italiana-turca

Padre Stefano venne adottato da Donata Balcier (una turca convertita e diventata religiosa domenicana nella Congregazione delle Missionarie della Scuola), diventando così legittimo proprietario del terreno su cui sorgono la chiesa e il convento della Madonna del Rosario. In questo modo la struttura venne risparmiata dalle mire del governo turco, che diversamente avrebbe potuto procedere all’esproprio delle strutture con proprietari stranieri.

Padre Stefano diventò così Alpaslan (Leone delle Alpi) Balcier (soldato dolce) per il popolo turco, cui sarà sempre legato ad esclusione degli sporadici e brevi periodi che trascorse a Priocca.

La comunità cristiana di Smirne, nonostante la svolta islamista di Erdogan continuò a crescere fino a contare  oltre mille fedeli, grazie anche alla spinta di padre Stefano che fino agli ultimi giorni ha celebrato la Messa in italiano, francese e turco per far sentire a casa propria i fedeli di tutte le provenienze.

Alessia M. Alloesio

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