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Con Paolo Tibaldi impariamo il significato del termine piemontese “Parapieuva”

Abitare il Piemontese: con Paolo Tibaldi impariamo il significato di "Suagné"

ABITARE IL PIEMONTESE

Parapieuva: Ombrello, parapioggia

 A quanto pare la tanto temuta “toss asnin-a” (pertosse) dovrebbe essere un rischio scampato, ma per scaramanzia non diaciamolo troppo forte. Sì, la stessa scaramanzia di chi lancia sguardi furtivi e conseguenti azioni scaccia-sfortuna a chi apre un ombrello in zone riparate, tanto più quando della pioggia non vi è il minimo presagio. “Parapieuva”: trattasi di parola composta, di genere femminile, indica un oggetto ormai presente più o meno in tutte le nostre case; addirittura c’è chi ne è tanto appassionato da esserne collezionista: l’ombrello, detto anche paracqua.

Ai tempi di Fenoglio, invece, lo si dice nel meraviglioso racconto “Pioggia e La sposa”, “…non si aveva ombrelli, ce n’era forse uno di ombrelli in tutto il paese.

Molti sostengono che il clima italiano stia subendo delle variazioni epocali, mutando così da mediterraneo ad atlantico; ciò, ahinoi, prevede per un paio di volte all’anno (tendenzialmente in autunno e primavera) il cosiddetto periodo delle piogge… morbose, insistenti, initerrotte… provocando così sempre danni e sempre più consistenti, come ben sappiamo. Ecco quindi che, a differenza della pioggia stessa, il nostro parapieuva, capita a fagiuolo, al principio di questo “Marzo pazzerello”.

Soluzioni “fai da te” per prevedere la pioggia? I metodi tradizionali consigliano: se o so’ o torna ‘ndré, r’oma r’eva ai pé – se il sole torna indietro (per via delle nuvole che, rivelandolo, si avvicinano a noi), abbiamo l’acqua ai piedi.

Oggigiorno, però, la pioggia pare l’entità meno pericolosa da cui è necessario pararsi.

Paolo Tibaldi

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