Socio-assistenza: Bertoluzzo, 150 famiglie al mese chiedono aiuto

Socio-assistenza: Bertoluzzo, 150 famiglie al mese chiedono aiuto

L’INTERVISTA La socio-assistenza fa i conti. Per commentare il 2016 e tracciare un quadro, parliamo con il direttore del consorzio Alba, Langhe e Roero, Marco Bertoluzzo.

Bertoluzzo, a partire dalle spese relative allo scorso anno, quali valutazioni possiamo fare?

«Si tratta di cifre elevate, ma proporzionate ai bisogni, in linea con la popolazione di Alba e degli altri 64 Comuni del comprensorio. Rispetto ad altre realtà piemontesi, la situazione risulta gestibile e i casi di disagio cronico sono inferiori rispetto a quelli transitori. Per esempio, sono all’incirca 150 al mese i nuclei familiari a cui destiniamo un contributo economico. Si tratta di un numero variabile, perché nella maggior parte dei casi queste persone, con il supporto necessario, riescono a trovare lavoro e a superare le difficoltà. In generale, possiamo dire che i bisogni si concentrano nella cosiddetta “zona grigia”: situazioni non ancora estreme, ma nelle quali è importante intervenire per evitare peggioramenti».

La crisi ha portato molta incertezza anche tra persone non ancora pensionabili, che spesso non riescono a raggiungere la stabilità necessaria per vivere: in che modo intervenite?

«Sono una quindicina le persone che seguiamo. Oltre a tirocini formativi e un certo periodo di avviamento al lavoro, dal 2016 abbiamo introdotto un nuovo progetto, a cui sono stati destinati 28mila euro. Si tratta di un contributo in cambio di prestazioni lavorative da svolgere nel Comune di appartenenza. Con la collaborazione dei sindaci, abbiamo impegnato diverse persone in attività socialmente utili o di volontariato, ma anche nella pulizia di luoghi e locali pubblici».

E se parliamo di anziani?

«È molto importante lavorare in termini di autonomia. Se non è necessario, sradicare una persona dal suo ambiente è controproducente, per questo cerchiamo di intervenire a casa. Esiste un contributo per coloro che ruotano attorno alla persona in difficoltà, sostenendola nelle sue incombenze giornaliere. Basti pensare alla vicina di casa, magari disoccupata, che può aiutare l’anziano nelle pulizie o nella spesa».

Come cambiano le esigenze tra Alba e i paesi?

«Lo scenario è diverso. Alba presenta le problematiche di un contesto urbano, anche se di dimensioni ridotte. Rispetto ai paesi, la disoccupazione è più elevata e gli affitti più cari. Anche gli sfratti sono più frequenti, così come gli episodi di criminalità, che rendono necessario monitorare maggiormente i giovani. Al contrario, il paese è rimasto lontano da alcuni fenomeni: si sente la vicinanza tra persone e una rete di aiuti spontanei. È necessario capire come replicare questo sistema a livello cittadino, con un volontariato capillare e un ritorno al buon vicinato».

Bertoluzzo, dove bisogna intervenire subito?

«Sui giovani siamo al lavoro, accanto alle famiglie, che in genere rispondono. Un problema è la scarsa tolleranza delle persone: se in passato si tendeva a comprendere, oggi si rischia di emarginare chi è in difficoltà. Ma il fenomeno evidente è la maggiore velocità che caratterizza lo sviluppo delle varie problematiche: oggi tutto tende a precipitare, per colpa di un contesto già fragile. Per una famiglia, ad esempio, è sufficiente che il padre perda il lavoro o che i genitori si separino, per ritrovarsi in una condizione di grave indigenza. Per questo, resta fondamentale monitorare il territorio e agire sempre preventivamente».

Francesca Pinaffo

 

 

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