La Messa in diretta Rai dal Tempio di San Paolo per i 200 anni della Diocesi e i 135 anni di Gazzetta d’Alba. Ecco le foto

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ALBA Domenica 28 maggio,  solennità dell’Ascensione del Signore e 51ª  Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, Rai uno ha teletrasmesso in diretta la Messa, celebrata alle 11 nel Tempio di San Paolo dal vescovo Marco Brunetti.

Dopo l’emozionante concerto Spirituality, che, venerdì 26 maggio, ha dato il via al calendario degli eventi organizzati per festeggiare anche i duecento anni dalla ricostituzione della Diocesi di Alba, dopo la soppressione del periodo napoleonico, e i 135 anni trascorsi dalla pubblicazione del primo numero di Gazzetta d’Alba, data alle stampe il 3 giugno del 1882, la Messa solenne di domenica 28 maggio è stata seguita da migliaia di telespettatori e si può rivedere per intero, compresi i tre minuti introduttivi di presentazione della città,  cliccando qui

La funzione solenne è stata presieduta dal Vescovo; hanno concelebrato don Giusto Truglia, direttore di Gazzetta d’Alba e don Venanzio Floriano, direttore della Casa madre paolina. Il servizio eucaristico è stato prestato dai ministranti e dai seminaristi, diretti da don Renato Oggero Norchi. La Messa è stata accompagnata dai canti del coro interparrocchiale del Duomo e del Divin Maestro, diretti da fratel Mario Moscatello.

Di seguito una selezione delle più belle immagini scattate da Severino Marcato durante la celebrazione eucaristica.

Ecco l’omelia del Vescovo

Ascende il Signore tra canti di gioia!”.

Così acclama oggi la Chiesa il suo Signore, tutti i popoli gioiscono nel vedere Gesù che ascende al cielo “dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo” come abbiamo letto nel libro degli Atti degli Apostoli.

Questo ascendere di Gesù, questo andarsene, sottraendosi alla vista dei suoi discepoli, i quali rimangono smarriti con gli occhi rivolti al cielo, è accompagnato dalle parole: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Queste parole di Gesù, comunicano speranza e ci fanno comprendere come la sua ascensione al cielo non sia un separarsi dall’umanità, quanto il suo andare a Dio, significa collocarsi al fondamento di ogni essere, del mondo e della vita.

Gesù ora è presente ovunque e per sempre.

L’Ascensione di Gesù Cristo ai cieli è un mistero della nostra fede, assolutamente estraneo alla nostra esperienza sensibile e terrena. Ma per Dio non c’è nulla di impossibile; per questo motivo, le letture della liturgia di questa solennità menzionano in varie occasioni il potere, la forza, l’autorità di Dio.

Con l’Ascensione al cielo, il Padre ha fatto sedere Gesù alla sua destra, ha inaugurato cioè il regno del Messia, compiendosi così la visione del profeta Daniele: “A lui venne dato impero, onore e regno, e tutti i popoli, le nazioni e le lingue lo servirono. Il suo impero è impero eterno, che non passerà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto” (Dan 7,13), e manifestando così la sua forza potente (seconda lettura). L’ascensione di Gesù Cristo ai cieli segna la fine della sua presenza storica nel mondo, ma, più ancora, segna il potere e la sovranità che egli esercita, dal cielo, come Signore della storia e dell’universo. Nel commiato di Gesù risorto, questi si rivolge ai suoi discepoli con le seguenti parole: “Dio mi ha dato autorità piena su cielo e terra” (Vangelo).

All’inizio degli Atti degli Apostoli, i discepoli domandano a Gesù se ristabilirà il regno di Israele, e Gesù risponde: “Non tocca a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha fissato col suo potere. Voi riceverete la forza dello Spirito Santo…” (prima lettura), potere del Padre e forza dello Spirito, che sono prerogative delle quali partecipa anche Gesù Cristo glorioso. Nella lettera agli efesini, san Paolo chiede che Dio ci conceda una rivelazione che ci permetta di conoscerlo pienamente, che ci permetta di conoscere che Cristo risorto “sta seduto alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato, potestà, potere e signoria…e che tutto Dio ha sottomesso ai piedi di Cristo” (seconda lettura).

C’è un’altra cosa importante che Gesù dice ai suoi discepoli, prima di tornare a sedere alla destra del Padre: “Andate e fate discepoli tutti i popoli..”.

Gesù affida alla Chiesa il compito di evangelizzare con gioia tutti i popoli.

Da questo comando la Chiesa assume la missione di comunicare la lieta notizia, il Vangelo all’umanità intera. Compito questo che appartiene alla Chiesa intera e ad ogni suo membro in quanto battezzato.

In questa domenica la Chiesa celebra la Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali.

L’unica giornata istituita dal Concilio Vaticano II con lo scopo di “rendere più efficace il multiforme apostolato della Chiesa con l’impiego degli strumenti di comunicazione sociale…” (Inter Mirifica par. 18).

Un figlio di questa nostra Chiesa Albese, il beato Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia Paolina, fu fedele interprete di questa indicazione conciliare e animato  dallo Spirito Santo infuse il carisma delle comunicazioni sociali all’opera della sua famiglia religiosa sparsa in tutto il mondo.

Il comando di Gesù agli Apostoli prima di ascendere in cielo ha trovato nel Beato Alberione un autentico e infaticabile testimone, il cui esempio e modello continua ancora oggi ad accompagnare l’impegno di tanti operatori pastorali nel settore delle comunicazioni.

Il tema del messaggio che il Santo Padre ha rivolto a tutta la Chiesa in occasione di questa giornata è: “Non temere, perché io sono con te” (Is  43,5) Comunicare  speranza e fiducia nel nostro tempo.

La presenza del Signore ci incoraggia e ci dà forza e ci aiuta ad essere comunicatori di speranza e fiducia in un mondo ed una società che sembra perdere l’orientamento e non avere punti di riferimento per le proprie scelte di fondo.

Rinnoviamo, dunque, con fiducia il nostro impegno di battezzati a fare nostro l’invito degli angeli:

Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”. Amen.

 

v.p.

 

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