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Politica: per sei su dieci è solo rabbia e disgusto

Politica: per sei su dieci è solo rabbia e disgusto

L’INCHIESTA La linguistica è una chiave di lettura delle emozioni, ma quanto Gazzetta d’Alba ha dissepolto lascia poco spazio a interpretazioni. Sono parole dure come granito e confessioni che parevano non aspettare altro che d’essere ascoltate, come idiomi densi di sofferenza accumulata.
Con il consueto metodo d’indagine – un questionario a cui hanno risposto almeno 100 persone, in parte on-line – abbiamo analizzato da un punto di vista antropologico il concetto di politica: che cosa significa per gli individui, le famiglie, i lavoratori. «Quanto è importante la politica nel determinare la qualità della nostra vita?», è stata la prima domanda. Il 25%, uno su quattro, ha attribuito un punteggio di 8 punti su una scala da 1 a 10. Un restante 29% ha dichiarato dai 9 ai 10 punti, mentre soltanto il 19 ha assegnato dagli 1 ai 5 punti. Gli intervistati considerano, dunque, la sfera politica come preminente, le riconoscono l’autorità decisionale e gestionale, la responsabilità nel determinare le scelte.

La seconda domanda: «Senti di essere informato a sufficienza sulla politica del Paese?». Solo il 38,8% ha risposto affermativamente, il 61,2 ha detto “no”. Manca dunque il passaggio dall’attribuzione di valore (considerare la politica importante) all’interessamento per la scena pubblica: oltre sei albesi su dieci sembrano arrendersi.

Un ritrarsi che ricorda il gesto degli animali presi dalla paura e questa spiegazione sembra individuabile nelle risposte alla terza domanda dell’inchiesta: «Quale il sentimento che le vicende, le news e i personaggi politici ti generano maggiormente?». Le sensazioni scelte da pochi o nessuno sono “invidia” (0%), “gioia” (0%), “ammirazione” (2,3%), “protezione” (1,2%), “sicurezza” (2,3%). All’estremo opposto – quello negativo – si addensano espressioni d’ira, denunce gridate a una classe dirigente che appare lontana dai bisogni: il 45% (quasi uno su due) ha dichiarato che l’emozione principale suscitata dalla politica è il “disgusto”, il 37 ha scelto la “confusione” e il 31% – uno su tre – la “vergogna”. Senza scordare la “rabbia”, prediletta dal 33%.

L’inchiesta: cosa significa la politca per la gente

Che cosa dedurre? Nella piramide della realtà le emozioni si collocano al gradino inferiore: spiegano i pensieri, le azioni e i comportamenti successivi. Perciò conoscere i movimenti consci e inconsci di un territorio verso il concetto di politica appare fondamentale, speranza per programmare domani nuovi.

Cambiare il sistema

Alla domanda, «su una scala d’interessi, dove collocheresti la politica?», soltanto uno su 10 risponde «al primo posto», mentre il 47% dice «dopo il quinto» e il 26,4 addirittura «dopo il decimo».
A conferma del muro di ostilità descritto dall’inchiesta, gli intervistati mostrano di reputare le decisioni politiche fondamentali nel determinare il benessere sociale ed economico, ma allo stesso tempo collocano la politica in posizioni di irrilevanza nella graduatoria della vita. Eppure, il 65% «sente di partecipare attivamente al miglioramento del Paese» e soltanto il 35 reputa di non farlo.
Ma quali sono le azioni e i gesti messi in campo? «Nel piccolo tento di trasmettere un’idea politica diversa da quella dominante», dice uno. Aggiunge un altro: «Volontariato attivo, soprattutto verso i giovani, perché hanno bisogno di riferimenti e di conoscenza coerente e onesta».

Sono due esempi che valgono per tutti in cui si nota come prevalga l’azione microscopica, il disinteressato operare per un bene più grande. Sembra la logica dell’impercettibile che domina su quella del plateale, come il vecchio proverbio secondo cui il battito d’ali di una farfalla in un punto del mondo provoca una catena di invisibili conseguenze, sottili correnti che arrivano, in ultima istanza, a procurare un uragano.

Matteo Viberti

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