Sul caso del piccolo Charlie papa Francesco scrive: «Difendere la vita umana»

Sul caso del piccolo Charlie papa Francesco scrive: «Difendere la vita umana» 1

RIFLESSIONE Non si sa quando sarà staccata la spina al neonato inglese, Charlie Gard, di dieci mesi, ricoverato al Great Ormond Street Hospital di Londra per una rara malattia che secondo i medici è incurabile e lo fa soffrire troppo. Lo hanno riferito i genitori, Chris Gard e Connie Yates, che hanno perso la battaglia legale arrivata fino alla Corte europea dei diritti umani per portare a proprie spese il bimbo negli Usa e sottoporlo a una cura sperimentale.

Il tweet di papa Francesco

«Difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d’amore che Dio affida a ogni uomo». È il tweet diffuso venerdì sera da Papa Francesco in cui fa chiaro riferimento alla vicenda del piccolo Charlie Gard. Con grande equilibrio e saggezza, la Chiesa afferma che “è sempre lecito accontentarsi dei mezzi normali che la medicina può offrire” e non si può «imporre a nessuno l’obbligo di ricorrere a un tipo di cura straordinaria, sperimentale, che, per quanto già in uso, tuttavia non è ancora esente da pericoli o è troppo onerosa». Ma riconosce anche che, «in mancanza di altri rimedi, è lecito ricorrere, con il consenso dell’ammalato, ai mezzi messi a disposizione dalla medicina più avanzata, anche se sono ancora allo stadio sperimentale e non sono esenti da qualche rischio. Accettandoli, l’ammalato potrà anche dare esempio di generosità per il bene dell’umanità» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione sull’eutanasia, 1980, n. 4).

I genitori di Charlie, che sono chiamati a esprimere la volontà del proprio figlio di dieci mesi, avrebbero potuto rinunciare a far sottoporre Charlie a quella terapia sperimentale che essi desiderano, se la avessero ritenuta «non ancora esente da pericoli  o troppo onerosa». Ma, altrettanto lecitamente, possono chiedere che il proprio figlio venga sottoposto a una terapia sperimentale. Così facendo, essi non solo intendono avvalersi di una possibilità per una speranza di vita, ma offrono alla ricerca scientifica e clinica l’opportunità di verificare l’efficacia di una terapia innovativa e di potenziale beneficio per altri pazienti affetti da questa malattia, collaborando al progresso della ricerca biomedica e fornendo un «esempio di generosità per il bene dell’umanità».

Papa Francesco ci invita con continuità alla vigilanza sull’insidia della “cultura dello scarto”. Anche la vita di Charlie interpella le famiglie, le associazioni, la società e lo stato per una convergente risposta a sostegno della vita che apre la strada alla speranza; questa viene dall’amore che si prende cura soprattutto della vita debole.

Don Franco Ciravegna
Ufficio diocesano famiglia

 

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