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Abramović, stella dell’arte alla Maddalena

Abramović, stella dell’arte alla Maddalena 2

ALBA Napoli, anni ’70. Una giovane artista si abbandona per sette ore alla volontà del pubblico. Nella stanza c’è un tavolo, con alcuni strumenti innocui e con altri potenzialmente letali, tra cui coltelli e una pistola carica. Se in un primo momento le persone guardano da lontano quella donna dai capelli corvini, con il passare dei minuti iniziano ad avvicinarsi: si scatena una follia collettiva, tra chi vorrebbe infierire su di lei e chi cerca di proteggerla. È Rhythm 0, una delle performance più estreme – e scioccanti – di Marina Abramović. Indagare sé stessa e gli altri, spingersi di là da ogni limite, fisico e mentale, e usare il corpo come unico strumento espressivo: questo è il filo conduttore della sua lunga ricerca artistica. Da Belgrado, dove è nata nel 1946, figlia di genitori partigiani contro il nazifascismo, a New York, dove vive da una decina d’anni, la signora della performance art è sempre lei.

Tra i tanti riconoscimenti ricevuti, nel 1997 il Leone d’oro alla Biennale di Venezia, con un’altra azione dal significato evocativo: l’artista è seduta su un mucchio d’ossa di bovino, che pulisce a una a una dalla carne, con l’obiettivo di denunciare gli orrori commessi durante la guerra nell’ex Jugoslavia. Alcuni dicono che oggi, compiuti da poco i settant’anni, abbia deciso di mettere da parte le performance estreme e di inaugurare una nuova stagione creativa. Nessuno può saperlo, ma forse sarà lei stessa a parlarne ad Alba, dove arriverà giovedì 28 settembre. Ancora una volta, l’arte contemporanea sarà protagonista della Fiera: si rinnova, per il sesto anno consecutivo, il sodalizio tra la famiglia Ceretto e il Comune per la mostra d’arte nel coro della Maddalena.

Ne parliamo con Roberta Ceretto: «Grazie alla nostra amicizia con il curatore Bill Katz, sei anni fa abbiamo deciso di credere in questo progetto. Quest’anno siamo entusiasti di poter portare ad Alba una vera istituzione dell’arte contemporanea. «Lasciamo agli artisti la massima libertà. Così Abramović; si è lasciata ispirare dalla sacralità del luogo e dalla storia della nostra famiglia. Ha deciso di omaggiarci con un’opera che rimanda alla nostra attività nel campo della ristorazione», spiega Ceretto. Si tratta della videoinstallazione Holding the milk, che fa parte di un progetto ideato nel 2009: The kitchen, homage to saint Theres, costituito da nove fotoritratti e da tre video, girati nella cucina dell’ex convento La laboral a Gijòn, dove un tempo le monache accudivano gli orfani. Un ciclo che rimanda alla vita della mistica santa Teresa d’Avila, ma anche all’infanzia dell’artista stessa, trascorsa nella cucina della nonna a Belgrado.

Continua Roberta Ceretto: «Il video è molto suggestivo e dura all’incirca 12 minuti. Protagonista è la stessa Abramovic, vestita con un abito nero molto austero e seduta su una sedia all’interno del convento: a prima vista, sembra un quadro».

Francesca Pinaffo

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