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Al Tribunale di Asti potrebbe andare parte dell’Alessandrino

Al Tribunale di Asti potrebbe andare parte dell’Alessandrino

GIUSTIZIA La geografia giudiziaria è un argomento di perenne attualità, specie nel nostro territorio, da oltre quattro anni, anche quando, di fatto, le notizie non ci sono. A riportare il tema all’attenzione di albesi e di braidesi sono state, nei giorni scorsi, alcune voci, provenienti dall’Astigiano.
A quattro anni dall’attuazione della riforma che, nel settembre del 2013, aveva portato all’accorpamento ad Asti del Tribunale di Alba e della sezione distaccata di Bra (che negli ultimi mesi ha perso anche il giudice di pace, trasferito questa volta ad Alba), prende piede l’ipotesi di un nuovo accorpamento, che stavolta riguarderebbe il Tribunale di Asti e quello di Alessandria, almeno per parte del territorio di competenza. Ad alimentare le voci ci sono alcuni dati di fatto.
Il Tribunale di Alessandria, dopo l’accorpamento nel capoluogo delle sedi di Tortona e Acqui Terme, paga, secondo gli addetti ai lavori, una carenza di spazi che non riuscirebbero adeguatamente a reggere l’attività quotidiana. Nessuna possibilità di ampliamento, né tantomeno soldi per costruire un’altra sede.
Diversa la situazione del Tribunale di Asti, più moderno e spazioso, che ha retto bene all’accorpamento di Alba e di Bra: nell’ipotesi di un’eventuale riorganizzazione dei servizi giudiziari su scala regionale, una parte del bacino di utenza alessandrino potrebbe essere dirottato su Asti. Ed è qui che torna in gioco Alba: «La città ha un palazzo di giustizia moderno, funzionale, per cui si sono spesi molti soldi, che è vincolato a questo uso, che oggi è in larga parte inutilizzato, mentre quotidianamente tutto l’indotto del settore viaggia da e per Asti», commenta l’avvocato albese Roberto Ponzio. Un Tribunale che sarebbe, per certi versi, anche meglio di quello di Cuneo, dove manca l’aria condizionata.
«Spostare ad Alba due giudici e due cancellieri potrebbe cambiare molto le cose dal punto di vista dell’utenza e dell’efficacia della somministrazione della giustizia», aggiunge il legale.
Di eventuali riforme e modifiche si parlerà probabilmente nel 2018, dopo le elezioni. Intanto il Comune di Acqui, come diversi altri centri italiani che hanno subìto la soppressione dei tribunali, si starebbe attivando per promuovere un ricorso alla Corte europea contro la vecchia riforma che ha portato i giudici ancora più lontano dai cittadini.

e.a.

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