Vendemmia: un finale in crescendo

Vendemmia: un finale in crescendo

VITICOLTURA Se alcuni mesi fa qualcuno avesse pronosticato all’annata 2017 un finale in crescendo, forse sarebbe stato preso per pazzo. Il gran caldo e la forte siccità estivi non lasciavano tante speranze. Invece, i risultati che il nebbiolo sta regalando hanno del sensazionale. Il freddo delle ultime settimane e la pioggia caduta tra fine agosto e inizio settembre hanno contribuito al cambiamento, ma il confronto che abbiamo avuto con alcuni produttori, uno per denominazione di origine, ci ha fatto capire che c’è qualcosa di più.

L’unico elemento che oggi resta indefinito è la capacità di resistere al tempo di questi vini, ma considerato come si erano messe le cose a luglio e agosto questo ci pare solo un dettaglio. Il Nebbiolo d’Alba è tra i quattro vini l’unico che si accontenta della Doc, ma come notorietà e immagine racconta spesso fatti positivi. Spiega Federico Persano, che si occupa della gestione dei vigneti nella Cantina del Nebbiolo di Borbore: «È stata un’annata complicata, ma i conti tornano. Dobbiamo anche ringraziare l’inversione climatica, che ha portato temperature basse che hanno rallentato l’incremento zuccherino, ma hanno contenuto anche la retrogradazione acida. Però è migliorata la maturazione fenolica, che oggi è più congeniale di 15-20 giorni fa. La raccolta delle uve precoci è avvenuta con 25-30 giorni di anticipo rispetto al 2016, mentre per quelle tardive, in particolare il nebbiolo, la precocità si è ridotta a 15-20 giorni».

Gli fa eco per il Roero Docg Fabrizio Cravanzola, contitolare con la sorella Carla e lo zio Renzo dell’azienda agricola Cravanzola di Castellinaldo: «Nelle vigne si è lavorato tanto e con molta attenzione, cercando di interpretare giorno per giorno le situazioni climatiche. Questo approccio professionale ha fatto la differenza, intervenendo quando era necessario e lavorando limitatamente il terreno per evitare stress alle piante e guidare la produzione verso il risultato migliore. Ci saremo riusciti? Lo capiremo nei prossimi mesi o anni, ma un dato è certo: oggi ogni produttore è più preparato ad affrontare nuove sfide».

La vendemmia del barbaresco Docg è praticamente conclusa e con risultati ottimali. Ne abbiamo parlato con un viticoltore di lunga esperienza, Luigi Minuto, della cascina Luisin di Barbaresco: 82 anni e una settantina di vendemmie alle spalle. Anche lui è rimasto sorpreso da quest’annata: «Calde così ricordo solo cinque annate: il 1947, il 1961, il 1971, il 2003 e il 2017. Le prime tre sono state annate di qualità straordinaria e forte longevità, memorabili. Nel 2003 il caldo è stato addirittura oppressivo e questo ha influito sul risultato in cantina. Sul 2017, chissà… Oggi non saprei dire una parola definitiva ed è meglio così. Un fatto è certo: abbiamo raccolto uve bellissime e sanissime».

Restano ancora vigneti da vendemmiare nella zona del Barolo Docg, dove la maturazione dei nebbioli avviene alcuni giorni dopo rispetto al Barbaresco. Ne abbiamo parlato con Franco Bianco del Castello di Verduno. «Ciò che più mi ha colpito è stato il comportamento del nebbiolo. Rispetto a tutti gli altri vitigni che coltivo è quello che si è comportato in modo più autorevole al cospetto di un clima che in certi momenti pareva estremo. Il nebbiolo ha confermato di essere una macchina da vino, pronto a dare sostanza e qualità anche nelle occasioni più critiche, quando anche noi viticoltori di esperienza facciamo fatica a decidere. Sono ottimista anche rispetto al futuro: quando il Barolo 2017 sarà nei calici dei nostri clienti anche loro ne saranno gratificati».

Giancarlo Montaldo

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