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I cyberbulli si battono stando uniti nella rete

ALBA «Qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito dei dati personali in danno di minorenni, nonché la diffusione di contenuti on-line il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso o la loro messa in ridicolo».

È questa la definizione di cyberbullismo contenuta nella legge numero 71 del 2017, entrata in vigore il 18 giugno scorso. Si tratta di una svolta decisiva nella regolamentazione di un fenomeno tanto recente quanto complesso, capace di mettere in crisi quel confine che separa il mondo digitale dalla realtà dei giovani e dei giovanissimi che ogni giorno frequentano il Web. I numeri parlano chiaro: nel 2016 la Polizia postale ha trattato 235 casi di cyberbullismo, di cui 88 sono state minacce e molestie, 70 furti di identità, 42 diffamazioni on-line, 27 diffusione di materiale pedopornografico e 8 casi di stalking.

Ma i dati consentono di inquadrare solo una parte del problema, perché esiste un sommerso molto rilevante: in molte situazioni le vittime tendono a isolarsi e non riescono a trovare la forza per far emergere il problema.

Così, secondo uno studio condotto quest’anno dall’Università di Firenze, 2 ragazzi italiani su 3 hanno avuto una percezione, diretta o indiretta, di forme di bullismo on-line. Per questo a livello territoriale è fondamentale aumentare la consapevolezza del fenomeno, così come attivare una rete di servizi capaci di captarne eventuali manifestazioni e intervenire nei casi di bisogno. È questo l’obiettivo di FAR(e)WEB, l’iniziativa ideata dall’Assessorato alle politiche giovanili del Comune di Alba, insieme al consorzio socio-assistenziale Alba, Langhe e Roero e al Serd (Servizio dipendenze patologiche) dell’Asl Cn2.

I cyberbulli si battono stando uniti nella rete

La gestione è del progetto Polaris della fondazione Cassa di risparmio di Cuneo, che organizza nel Cuneese momenti di approfondimento su diverse tematiche giovanili. Dopo un pomeriggio di formazione dedicato agli insegnanti e ai dirigenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado dell’Albese, che si sono riuniti giovedì 26 per ascoltare le spiegazioni dell’avvocato Pasquale Lattari sugli aspetti della nuova disciplina, venerdì 3 novembre sarà la volta di un incontro rivolto alla cittadinanza.

Alle 20.30, nel palazzo delle mostre e dei congressi di piazza Medford, interverranno la senatrice Elena Ferrara, promotrice e prima firmataria della legge, e Anna Maria Baldelli, procuratore del Tribunale per i minorenni di Torino. Spiega l’assessore alle politiche giovanili albese Anna Chiara Cavallotto: «Dal momento che si tratta di una legge di recente promulgazione, è importante farne conoscere le novità. Vorremmo anche accendere i riflettori sulla rete di servizi specifici già presenti sul nostro territorio: il consorzio socio-assistenziale e il Serd. In più, il Comune continua a mettere a disposizione dei ragazzi lo spazio di ascolto dell’Informagiovani, nei locali dell’H Zone: il cyberbullismo si inserisce nel quadro più ampio delle problematiche relazionali ed è importante avere personale qualificato con cui confrontarsi».

Francesca Pinaffo

Una legge evita che le parole facciano più male delle botte

L’INTERVISTA  «Le parole fanno  più male delle botte». Questa la frase che cita la senatrice Elena Ferrara, promotrice e prima firmataria della nuova normativa sul cyberbullismo, per spiegare le implicazioni che le violenze on-line possono provocare alle giovani vittime. Sono le ultime parole scritte da Carolina Picchio, la quattordicenne di Novara prima vittima di cyberbullismo in Italia. Era gennaio del 2013 quando la ragazza si gettò dal balcone della sua casa, distrutta dagli insulti ricevuti tramite la Rete. Carolina era un’allieva della senatrice Ferrara, che ha dedicato a lei il traguardo raggiunto a livello legislativo.

Senatrice Ferrara, quali sono i punti importanti della nuova disciplina?

«Si tratta di una normativa che persegue finalità di tutela e di educazione all’utilizzo della Rete. Per i minorenni autori di atti di cyberbullismo, se non c’è denuncia o querela, scatta l’ammonimento:  il questore li convoca con almeno un genitore e in questo modo si evita il procedimento penale. L’obiettivo  è intervenire nei loro confronti in chiave riparatoria e farli prendere coscienza. Per le vittime: il minore che subisce abusi on-line può chiedere in autonomia la rimozione del contenuto al gestore del sito o del social Se entro ventiquattro ore ciò non avviene, potrà inoltrare una richiesta al garante  per la protezione  dei dati personali,  che dovrà procedere nelle quarantott’ore successive. Per agire in modo coeso a livello governativo, è stato istituito anche il tavolo tecnico permanente in modo da contrastare e prevenire i casi di cyberbullismo».

f.p.

Why not? Perché no? Il consorzio va nelle scuole per ascoltare la voce dei ragazzi

L’INIZIATIVA  “Why not?”, che in italiano significa “Perché no?”, è il titolo del progetto avviato quest’estate dal consorzio socio-assistenziale Alba, Langhe e Roero. Spiega Luca Anolli, che ne ha curato le varie fasi: «Nei 65 Comuni di nostra competenza, siamo presenti con 12 educatori, che operano a fianco degli assistenti sociali. Con il tempo ci siamo trovati di fronte a episodi di cyberbullismo, tanto in città che nei paesi più piccoli. Siamo al di sotto dei 5 casi all’anno: un po’ perché rimane un sommerso rilevante, un po’ perché più volte siamo riusciti a intervenire di fronte alle prime avvisaglie, in modo da evitare l’aggravarsi della situazione».

E prosegue: «Con il Comune e con il Serd, abbiamo deciso di unire le nostre esperienze in questo campo. Riguardo al nostro approccio, il cyberbullismo va inquadrato all’interno di tutti quei comportamenti violenti – molto spesso non del tutto consapevoli – messi in atto da minori a danno di altri coetanei e che sono il sintomo di problematiche legate alla gestione delle emozioni. In altre parole, il bullismo sul Web può essere visto come una delle possibili manifestazioni di un disagio più ampio».

A tal proposito, Alba ha attivato una serie di servizi: «Dai percorsi educativi nelle scuole secondarie a momenti di formazione per i docenti, senza dimenticare le serate informative costruite insieme ai cittadini e in base alle loro richieste di approfondimento. In più, nella scuola media di Montà, in quella di Santo Stefano Belbo e presto anche a Mussotto, abbiamo attivato uno sportello d’ascolto per i ragazzi, per sentire i loro dubbi e i loro problemi nelle relazioni quotidiane».

f.p.

Steadycam attiva il progetto Display

Le nuove tecnologie stanno cambiando il nostro linguaggio, il nostro modo di comunicare e quindi di essere. È il campo d’azione di Steadycam, il centro di documentazione e di ricerca sui nuovi media nato all’interno del Serd dell’Asl Cn2, attivo sul fronte dell’educazione dei giovani, della formazione degli insegnanti e della promozione della salute.

Spiega Giuseppe Sacchetto, direttore del servizio dipendenze patologiche: «Il cyberbullismo si inserisce all’interno delle devianze dovute a un approccio non corretto al Web. Altre manifestazioni possono essere l’uso incontrollato dei videogiochi, oppure il sexting, inteso come scambio di immagini sessuali. C’è anche chi ha una dipendenza vera e propria dal computer, che può sfociare nell’isolamento. Fino a oggi, siamo intervenuti in una decina di situazioni patologiche di questo tipo. La fascia d’età è molto bassa, dagli 8 ai 13 anni. Dal momento che parliamo di ragazzi molto giovani, per prevenire fenomeni come il cyberbullismo serve una corretta educazione all’uso del Web. Verso la fine di novembre attiveremo il progetto Display, che coinvolgerà 900 alunni delle scuole locali, con laboratori e momenti di confronto».

f.p.

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