Di Liddo: «Prendiamo esempio dai bambini!»

Di Liddo: «Prendiamo esempio dai bambini!»

L’INTERVISTA Una settimana di sciopero della fame come segnale nei confronti del Parlamento italiano, per arrivare al più presto all’approvazione della normativa sullo ius soli temperato. Questa la forma di mobilitazione scelta dal sindaco, dalla Giunta e dai consiglieri di maggioranza albesi, che vi hanno aderito a turno dal 16 al 23 ottobre. Una presa di posizione nei confronti di una legge già esistente – nelle sue diverse varianti – nella maggior parte dei Paesi europei e che appare sempre più necessaria di fronte a una società dai tratti multiculturali. Ne parliamo con Elena Di Liddo, assessore alle politiche familiari e sociali.

Di Liddo, com’è cambiata negli anni la comunità albese? Possiamo parlare di un buon livello di integrazione nelle varie realtà cittadine?

«È una società in continua evoluzione e sempre più multietnica, dove circa il 13% della popolazione residente è immigrato. Si tratta di un dato significativo e in crescita: ce ne rendiamo conto ogni giorno negli uffici e negli istituti scolastici. Se parliamo d’integrazione, credo che ad Alba il livello sia mediamente buono. Quando si affronta questo discorso, è necessario fare alcune distinzioni: per chi è radicato sul territorio da tanti anni, ha un buon lavoro e una rete di contatti, l’integrazione è davvero ottima da tutti i punti di vista; diversa è la situazione di quelle persone o di quei nuclei familiari arrivati in Italia da poco, che si trovano ad affrontare l’ostacolo della lingua o la mancanza di un’occupazione. L’aspetto positivo è che mai ci è capitato di riscontrare episodi di discriminazione particolari, né a livello comunitario né a livello scolastico».

Dal momento che sono proprio i bambini stranieri i destinatari della normativa sullo ius soli, quanto le scuole albesi sono attive sul fronte dell’integrazione?

«È un terreno su cui gli istituti albesi sono molto attivi, non solo con l’attenzione rivolta agli studenti ma anche ai genitori. Dall’infanzia alle superiori, sono tantissimi i progetti che si rinnovano di anno in anno da questo punto di vista: l’assunto di base è che i bambini non badano alle differenze come noi adulti e che il colore della pelle, la provenienza o la situazione economica non costituiscono una barriera per dare vita ai legami, per imparare o semplicemente per giocare insieme».

Eppure il dibattito sullo ius soli è uno dei più accesi: che cosa ne pensa?

«Sono favorevole alla legge, come ho espresso molte volte. È vero che spesso si leggono messaggi di forte critica sui social network, ma ho sempre spiegato a mia figlia Arianna, che ha 5 anni e va a scuola insieme a diversi compagni immigrati, il perché della mobilitazione a livello albese. Dalla sua risposta è stato chiaro che i bambini sono ben al di là delle differenze di pelle e che questa normativa, già in forte ritardo, deve essere introdotta al più presto».

Francesca Pinaffo

Alba: il 20 per cento degli iscritti provengono da famiglie immigrate

IL PUNTO Per rendere l’integrazione possibile a tutti i livelli della società, è fondamentale scendere in campo con buone pratiche educative fin dai primi anni di istruzione scolastica. Soprattutto all’interno di una comunità sempre più multietnica come quella albese, dove all’incirca il 13% dei residenti sono stranieri.

Esiste un dato, poi, altrettanto rilevante e speculare a quest’ultimo: il numero di bambini figli di immigrati iscritti a uno dei quattro istituti scolastici della città. Questi i numeri più aggiornati in possesso della ripartizione socio-educativa del Comune di Alba, relativi all’anno scolastico 2016-2017: su un totale di 2.372 bambini residenti e alunni delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado pubbliche, 1.897 sono italiani, 155 sono comunitari e 321 extracomunitari.

Questi ultimi, dunque, rappresentano il 13,5% del totale degli iscritti, una percentuale che sale al 20% se si considerano anche gli studenti con la cittadinanza di un Paese dell’Unione europea.

La situazione risulta abbastanza omogenea tra i diversi quartieri: sui 775 ragazzi iscritti alla Moretta, 80 sono originari di un Paese extraeuropeo e 52 sono comunitari; sui 663 dell’istituto Piave-San Cassiano, 105 sono extracomunitari e 39 comunitari; al centro storico risultano 630 iscritti, di cui 84 extracomunitari e 42 comunitari; al quartiere Mussotto, su un totale di 304, 52 hanno una cittadinanza extraeuropea e 22 comunitaria.

Stringendo il campo ai diversi livelli di istruzione, la presenza più consistente di bambini stranieri sembra concentrarsi nelle sezioni della primaria. Così, per esempio, se guardiamo agli iscritti originari di un Paese extraeuropeo, risulta che: a Mussotto sono 25 i bambini alla scuola primaria, 13 alla materna e 14 alla secondaria di primo grado; sono 48 gli alunni extracomunitari alle elementari del centro, mentre sono 21 alla materna e 15 alle medie.

Diametralmente diversa la situazione alle materne private (Maria Ausiliatrice, Città di Alba, Miroglio e Nostra Signora del suffragio), dove non si contano piccoli iscritti con cittadinanza extracomunitaria, (uno alla Maria Ausiliatrice).

Alla luce di questi dati, per favorire l’integrazione sui banchi di scuola e condividere iniziative volte all’accoglienza di minori stranieri, il Comune promuove da oltre 15 anni il Tavolo intercultura. Ne fanno parte, oltre agli istituti albesi, anche un certo numero di scuole del circondario, in particolare l’istituto comprensivo di Govone e Priocca, quelli di Diano, La Morra, Neive, Montà, Canale e Santo Stefano Belbo.

Spiega l’assessore alle politiche giovanili Anna Chiara Cavallotto: «È una realtà molto interessante, che da ormai tanti anni è attiva sul fronte dell’accoglienza. In più, oltre a essere una buona occasione per gli insegnanti per confrontarsi su questi temi, consente loro di portare avanti iniziative condivise».

Così, proprio durante lo scorso anno scolastico, è stato portato avanti un seminario tra gli insegnanti incentrato sulla ricerca interculturale nella società e nella scuola, oltre alla tradizionale festa interculturale che ogni anno si svolge nel mese di maggio.

E, a proposito di quest’anno, spiegano dalla ripartizione socio-educativa del Comune: «Stiamo lavorando sulla raccolta delle necessità dei vari istituti, per poterli così analizzare e delineare linee guida relative all’area interculturale, con un’attenzione particolare al tema delle seconde generazioni d’immigrati».

Francesca Pinaffo

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