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Eni-Syndial: l’area Merlo non è inquinata dall’Acna

Eni-Syndial: l’area Merlo non è inquinata dall'Acna

VALLE BORMIDA Eni-Syndial (la società proprietaria del sito ex Acna di Cengio) ha diffuso nei giorni scorsi una nota relativa all’area Merlo, il terreno esterno all’area industriale, ceduto nel 2001 a un privato e nei pressi del quale sono state trovate sostanze inquinanti.

Il problema è emerso un anno fa in seguito a due interrogazioni presentate alle Regioni Piemonte e Liguria dal Movimento 5 stelle, ma anche nelle audizioni del maggio scorso di fronte alla commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti, amministratori locali e regionali, ambientalisti e dirigenti Syndial parlarono dell’inquinamento dell’area

Nella nota Syndial precisa di non aver mai svolto nella zona alcuna attività industriale (come peraltro aveva già dichiarato a questo giornale nell’aprile scorso il manager Michele Troni) e aggiunge di aver svolto nel 2016 diverse indagini che hanno portato all’avvio, nel febbraio di quest’anno, di un sistema di emungimento mediante piezometri collocati nella parte centrale dell’area.

Syndial afferma anche di aver proseguito le indagini ambientali eseguendo sondaggi e analisi su campioni di terreno. «Le indagini, effettuate sotto la supervisione della Provincia di Savona e di Arpal, hanno accertato la piena conformità ai limiti tabellari. Nella quasi totalità dei casi, le concentrazioni sono risultate al di sotto del limite di rilevabilità strumentale», scrive Syndial. «Le analisi sui campioni hanno evidenziato superamenti dei valori-limite solo per alcuni metalli. Queste eccedenze non sono collegate all’attività dell’ex Acna e appaiono attribuibili o al fondo naturale dei terreni o alla qualità dei materiali di riporto abbancati dopo la cessione dell’area. Pertanto, alla luce di questi risultati, è stato verificato che nel suolo non sono presenti fonti attive di contaminazione», prosegue Syndial.

In pratica, secondo l’azienda dell’Eni, l’inquinamento è dovuto a cause naturali o è successivo alla vendita del terreno. Una tesi che però contrasta con le testimonianze rilasciate alla commissione parlamentare d’inchiesta da amministratori valbormidesi e ambientalisti.

Syndial prosegue affermando di aver inviato agli enti locali una relazione che riassume tutte le informazioni di tipo geologico e idrogeologico disponibili, per indirizzare le scelte in merito all’integrazione dei sistemi di emungimento nell’area. Nell’appezzamento sono oggi attivi dieci pozzi e le acque emunte vengono inviate al depuratore all’interno del sito. «Attualmente, con tutte le misure di prevenzione in atto e i monitoraggi continui, il sito vanta un efficace sistema di presidio e controllo delle acque di falda», conclude Syndial, che attende la convocazione di un tavolo tecnico da parte del Ministero dell’ambiente per una valutazione complessiva del quadro ambientale dell’area.

Corrado Olocco

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