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Amalia Ercoli Finzi: «L’ho portato io un pezzo d’Italia fin sulla cometa»

Amalia Ercoli Finzi: «L’ho portato io un pezzo d’Italia fin sulla cometa»

INTERVISTA Amalia Ercoli Finzi al Sociale per il premio Dopo l’Unesco, agisco!
Può la scienza catalizzare l’attenzione di un’intera platea di adulti poco avvezzi alla materia, di liceali un po’ stanchi per il periodo prefestivo e persino di bambini delle elementari? La risposta è sì e la prova è la lectio magistralis che Amalia Ercoli Finzi ha tenuto sul palco del teatro Sociale giovedì 14 dicembre, in occasione della premiazione della terza edizione del concorso “Dopo l’Unesco, agisco!”. Classe 1937, moglie e madre di cinque figli, minuta, un grande sorriso e un’energia che divampa a ogni singola parola, è la prima donna in Italia laureata in ingegneria aeronautica al Politecnico di Milano.

«Una delle cinque ragazze su un totale di 650 maschi», le piace ricordare. E di strada ne ha fatta da allora, proprio come le missioni spaziali che ha curato come consulente scientifico per conto della Nasa, dell’Asi e dell’Esa. Una su tutte: la missione Rosetta, della quale viene ricordata come la mamma, per aver messo a punto una sorta di trapano lanciato sulla cometa oggetto dello studio. «Malgrado una serie di problemi, la sonda atterrò con un errore di cento metri e di un secondo rispetto alle nostre previsioni. E su quella superficie così lontana dalla nostra Terra, c’era un pezzo d’Italia: l’ho portato io», ha esordito.

Professoressa, quanto è entusiasmante svolgere il suo lavoro?
«Le dico la verità: tantissimo! È la professione della fantasia, dell’invenzione e dell’innovazione. Ogni volta che viene avviato qualche nuovo progetto, anche il più piccolo, il ricercatore si troverà di fronte a qualcosa di nuovo e di straordinario, che forse in partenza non aveva neppure preso in considerazione. In fin dei conti, non siamo poi troppo diversi dagli antichi: loro partivano e andavano alla scoperta del Nilo, noi puntiamo a nuovi mondi rispetto a quelli che già conosciamo».

Qual è la dote principale che le ha permesso di raggiungere questi risultati?
«Tutta la mia vita, fin da quando ero bambina a oggi, è stata contraddistinta da un’estrema curiosità. Ho sempre osservato la realtà attorno a me, interrogandomi sul funzionamento dei singoli oggetti, per esempio. Una volta che ci si applica e si riesce a trovare una risposta alle proprie domande, la strada diventa facile. Certo, serve la giusta preparazione: la scuola è importante, ma lo è anche il lavoro».

Che cosa consiglia alle giovani donne di oggi?
«Di conquistare la fiducia in sé stesse, perché l’autostima è fondamentale nella vita. Sappiamo ottenere grandi risultati in tutti i settori e lo abbiamo ampiamente dimostrato, anche se in passato non ci sono stati riconosciuti i giusti meriti. Ma questo è senz’altro il momento per cambiare le cose: il futuro è in mano alle donne e sono pronta a sottoscriverlo».

E, se guardiamo al futuro, dove arriverà la scienza?
«Raggiungeremo traguardi meravigliosi in tutti in campi, così grandi che oggi non riusciamo nemmeno a pensare: attorno a noi, c’è ancora tutto da scoprire e niente da temere».

Francesca Pinaffo

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