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«Fiera e Palatartufo, iniziamo a pensare all’autogestione da parte del Comune»

Se il tartufo non è più quello di una volta

INCHIESTA / 1 Cominciamo dall’immagine dipinta da un amministratore albese: «Vista l’importanza della Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba e tenendo conto del gettito che genera il Palatartufo nel cortile della Maddalena (la struttura che ospita il Mercato mondiale), bisogna iniziare a pensare a una manifestazione autogestita dal punto di vista economico, in quanto i finanziamenti pubblici diminuiscono. Il Comune dovrebbe essere presente nella gestione, pur senza dimenticare chi negli anni ha portato la Fiera e il Palatartufo a questi livelli». Le parole sono del consigliere Domenico Boeri (Per Alba) a Fiera conclusa. Ma perché la minoranza albese evoca l’autogestione per una manifestazione fortemente cresciuta negli anni, configurandosi come elemento distintivo e contribuendo a innalzare i parametri economici dell’Albese? E come funziona oggi l’organizzazione?
Vediamo. L’idea di Boeri è spalleggiata dal consigliere del Movimento 5 stelle Ivano Martinetti: «La manifestazione fieristica riesce molto bene, le società che gestiscono il Palatartufo guadagnano e fanno un ottimo lavoro, ma il Comune dovrebbe mettere in cassa di più. Ci sono i margini per incrementare le risorse derivanti dalla Fiera».

Il palatartufo nel cortile della Maddalena incassa dagli ingressi 300 mila euro

Dietro le ultime esternazioni c’è una lunga vicenda, da sempre seguita da Gazzetta d’Alba, la cui narrazione potrebbe iniziare questa volta con una delibera della Giunta di Maurizio Marello, approvata a fine ottobre, con il titolo: “Contratto di servizio con l’ente Fiera per la collaborazione nell’organizzazione e gestione dell’87ª Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba”: L’Esecutivo ha disposto alcuni contributi (48mila euro) per la società formata da Associazione commercianti albesi, Giostra delle cento torri e Municipio in parti uguali, per la quale l’Amministrazione ha diritto a nominare il presidente del Consiglio di amministrazione.

Eppure, nell’elenco delle attività non viene citato il Mercato mondiale del tartufo. La struttura, il Palatartufo, è allestita nel cortile della Maddalena per gli otto fine settimana di Fiera, tra ottobre e novembre. I numeri sono importanti: centomila ingressi dichiarati a 3,5 euro l’uno (300mila euro d’incasso, pur tenendo conto dei biglietti omaggio) e un centinaio di stand di produttori e trifolao che pagano 3-4mila euro ciascuno per esporre i propri prodotti. Poi c’è il ristorante, la mescita dei vini e le altre attività legate al tuber bianco. Un business dalle sembianze assai proficue, secondo tutti gli osservatori.
Allora perché il Palatartufo è escluso dalle attività dell’ente, braccio dell’Amministrazione nella Fiera? L’opposizione ha chiesto più volte spiegazioni e il sindaco Marello fin dal 2015 ha promesso un cambiamento. Il presidente dell’ente Fiera Liliana Allena e anche il suo predecessore Antonio Degiacomi hanno spiegato che da tempo la situazione è questa: la società Expo turist (nata per iniziativa dell’Aca) insieme a Well com e Uniart si occupa del funzionamento del Palatartufo per conto dell’ente Fiera.

Dalla «pratica consolidata» all’ipotesi di una nuova società. Ma ci sono i paletti della legge Madia

Ivano Martinetti (Movimento 5 stelle) spiega: «Abbiamo chiesto due anni addietro come mai il servizio venga appaltato sempre alla Expo turist e ci è stato risposto che si tratta di una pratica consolidata. È una risposta che non accetto, anche perché nel direttivo della società che prende in carico la gestione del Mercato mondiale del tartufo ci sono persone legate all’ente Fiera». Pur riconoscendo «grandi meriti nella valorizzazione della manifestazione d’autunno da parte dell’ente», il pentastellato si chiede perché una società privata gestisca una delle più remunerative iniziative, senza che l’Amministrazione ne abbia un ritorno: la querelle riemerge ciclicamente, forse anche spinta dal successo dell’iniziativa.
Anche Maurizio Marello spiegava tempo addietro di stare pensando alla costituzione di una nuova società, pubblica o mista pubblico-privata con il Comune capofila, che inglobando l’ente Fiera puntasse a coordinare tutte le manifestazioni turistico-culturali della città.
Perché non si è fatta? Pare che alcune trasformazioni legislative ordinate dal Governo di Matteo Renzi (la legge Madia) abbiano bloccato sul nascere l’idea. La situazione rimane dunque immutata: sul Palatartufo pendono ancora molti interrogativi, che si scontrano con l’atmosfera politica cittadina, a tratti abbastanza tesa, anche in vista dell’approssimarsi delle elezioni (ci attendono le politiche e le amministrative, passando per le regionali).

Matteo Viberti

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