Freisa, un vitigno da rivalutare con una storia di oltre 500 anni

Al Vinitaly si festeggiano 500 anni di freisa 1

VITICOLTURA Potrebbe essere utile per un’equilibrata ripartizione tra le diverse uve in vigna.
Prendo spunto dai numerosi eventi che il mondo del Freisa (di Chieri e di Asti) sta dedicando a questo prezioso vitigno piemontese (l’ultimo si è svolto il 20 gennaio a Pino d’Asti) per sviluppare alcune riflessioni su una varietà che in Langa e Roero sembra aver perso un po’ di smalto.
È vero che oggi di fronte al Nebbiolo molte varietà possono sembrare marginali, ma il Freisa meriterebbe maggiori attenzioni.

Merito storico

Il Freisa ha dalla sua un merito storico: era il 1517 quando a Pancalieri un funzionario pubblico vergava una bolla doganale nella quale compariva per la prima volta il nome “Freisa”. In quel momento, l’Europa era il centro del mondo, l’America era stata scoperta da poco e il Piemonte era terra di conquista per francesi e spagnoli.
Ma c’è un secondo dato che va tenuto in considerazione, ed è la stretta parentela che il Freisa ha con il Nebbiolo. Lo sottolineano alla vista le similitudini nella foglia e nel grappolo. E lo conferma l’indagine genetica che ha sancito la stretta parentela tra le due varietà: gli ampelografi sono propensi a confermare che il Freisa è figlio del Nebbiolo. Quanto alla madre, qualcuno pensa all’Avanà, altri la ritengono incerta.

Merito produttivo

Ma c’è soprattutto un merito produttivo che va sottolineato. Iniziamo dal colore: il Freisa porta nel vino grandi quantità di colore, che sa anche mantenere nel tempo. E poi c’è la componente olfattiva, ricca di sostanze benzenoidi che sanno resistere al tempo. È vero, a volte i tannini creano problemi. Però, la conoscenza della composizione dell’uva può aiutare: a differenza del Nebbiolo, dove i tannini sono all’80% nella buccia e al 20% nei vinaccioli, nel Freisa la buccia ne contiene il 45% e i vinaccioli il 55%. Perciò una lavorazione che tenda a ridurre la loro influenza può originare un vino meno aggressivo. Infine, c’è l’interferenza dell’acido malico, presente sempre in quantità: perciò la gestione della fermentazione malolattica diventa fondamentale.

Tutto questo ci porta a dire che i risultati migliori con il Freisa si ottengono nei vigneti ad alta vocazione qualitativa, le migliori esposizioni, che in Langa spesso sono appannaggio del Nebbiolo. Nella logica di un’equilibrata ripartizione della superficie tra i vari vitigni, un contributo del Freisa sarebbe da considerare, sia che si voglia farne un vino giovane e fragrante, sia che si voglia produrlo con caratteri che sappiano resistere al tempo.

Giancarlo Montaldo

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