Maria ed Elisabetta, le regine di Schiller all’H Zone di Alba

Maria ed Elisabetta, le regine di Schiller all’H Zone di Alba

IN SCENA
Due intensi personaggi femminili, interpretati da un’unica attrice e visti attraverso gli occhi di un regista che si confronta con un classico. È Regine. Primo studio, che venerdì 26 gennaio, alle 21 (ingresso gratuito), aprirà la stagione 2018 dell’H Zone di Alba, in piazzale Beausoleil. Il testo di partenza è Maria Stuarda di Friedrich Schiller, che racconta gli ultimi giorni di Maria, regina di Scozia, imprigionata in Inghilterra a causa delle sue pretese sul trono di Elisabetta I. Sarà quest’ultima, dopo molte esitazioni, a firmarne la condanna a morte. È la storia di due donne diverse, ma legate in modo indissolubile l’una all’altra, quella portata in scena in una nuova versione dal regista Massimo Di Michele.

A dare corpo a entrambe le regine è Michela Fattorin, attrice di grande esperienza e direttrice dell’associazione Teatro di tela, che ha aperto i battenti ad Alba e di cui Regine. Primo studio rappresenta la prima produzione.

Di Michele, da dove nasce l’idea di portare in scena questo spettacolo?
«Io e Michela abbiamo scelto la tragedia di Schiller per la sua complessità e l’alta poesia del testo. Ma a colpirmi sono stati soprattutto i due personaggi principali, Maria ed Elisabetta: due regine, potenti e fragili allo stesso tempo. Sono da sempre molto attento ai temi femminili, così ho voluto approfondire le loro personalità, che in fondo non sono altro che due facce della stessa medaglia. Dal confronto, emerge che entrambe sono lontane dalla smania di potere tipica degli uomini e che, a condurle al tragico finale, sono stati gli eventi».

Come si è confrontato con il testo di Schiller?
«Il testo è rimasto invariato, ma portato in scena in una nuova versione. Nel senso che, a differenza dell’originale, si tratta di un monologo, interpretato da un’unica attrice. Il risultato finale è frutto di una vera ricerca, prova dopo prova: per questo ho scelto come sottotitolo “primo studio”».

E a livello scenico?
«Non ci sono oggetti di scena, se non un tavolino, con il quale Michela interagisce: tutto si basa sull’interpretazione e sull’espressività fisica dell’attrice».

f.p.

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