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Cimice e flavescenza: la lotta è ardua

È difficile eliminare la cimice asiatica

DOGLIANI Viticoltura e corilicoltura da tempo devono fare i conti con la flavescenza dorata e la cimice asiatica. Di questi due fenomeni, del modo per contrastarli e della sostenibilità ambientale di viticoltura e corilicoltura si è parlato sabato scorso in un convegno organizzato dal Lions club. I relatori si sono soffermati anche su come l’agricoltura debba affrontare le sfide della sostenibilità e le difficoltà create dai cambiamenti climatici.

Della sostenibilità delle aziende vinicole ha parlato il docente universitario Vincenzo Gerbi, affermando che «la produzione vinicola ha un impatto sulle acque reflue e l’ambiente, specie nelle aree in cui ci sono tante aziende. La sostenibilità non dev’essere solo in cantina, ma anche nel vigneto».
L’agrometeorologo della Regione Federico Spanna ha cercato invece di fare chiarezza sul tema dei cambiamenti climatici, definiti «un problema enorme di cui nessuno parla in campagna elettorale», ma che va affrontato senza catastrofismi. Anni fa, ha ricordato Spanna, in Piemonte sono aumentati gli impianti di uliveti, favoriti anche da quanto si diceva sull’aumento delle temperature, ma le gelate inferiori a -20 del 2012 hanno causato la morte di quasi tutte le piante. «Ormai sono sempre più frequenti le anomalie climatiche di segno opposto», ha detto Spanna, citando come esempio il 2017, caratterizzato da una lunga siccità e da un’estate torrida, ma anche dalle gelate di fine aprile. «L’agricoltura deve fare i conti con queste situazioni ed è importante l’assistenza tecnica agli agricoltori, ma se contro la siccità si può fare qualcosa, dalle gelate non ci si può difendere», ha concluso Spanna.

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Una foglia di vite colpita dalla flavescenza.

Sulla lotta ai nemici di uva e nocciole, ossia lo Scaphoideus titanus (vettore della flavescenza dorata) e la cimice asiatica ben nota ai corilicoltori, si sono soffermati i docenti dell’Università di Torino Alberto Alma e Luciana Tavella. «Rispetto al passato il vettore della flavescenza vive più a lungo e depone più uova. È una partita a scacchi non facile da giocare. Non siamo in grado di azzerare il problema», ha detto Alma, aggiungendo che è anche stato individuato un altro insetto che può trasmettere la flavescenza: l’Orientus ishidae, del quale per ora si sa meno rispetto allo Scaphoideus.

E se tra i vigneti si piange, tra i noccioleti non si ride, come ha ribadito Luciana Tavella: «La cimice asiatica ci preoccupa molto. È più dannosa delle altre a parità di condizioni ed è difficile prevedere l’infestazione perché si sposta molto». E, a proposito dell’antagonista naturale della cimice asiatica, di cui si è parlato spesso nei mesi scorsi – vale a dire il Trissolcus japonicus – Tavella ha affermato che ci sono degli studi in corso per valutarne l’efficacia, ma ha anche aggiunto che si tratta di un parassita polifago che non va soltanto dove ci sono le cimici, per cui potrebbe contrastare le cimici ma anche andare a colpire altre coltivazioni.

Corrado Olocco

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