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Il fantasma vandalizzato del medical hotel mai decollato in via De Amicis

Il fantasma vandalizzato del medical hotel mai decollato in via De Amicis

IL CASO Da almeno quindici anni è una presenza-assenza alla Moretta, a pochi metri dal centro di riabilitazione Ferrero, dalla scuola per l’infanzia Peter Pan e ancora più vicino al nascente plesso scolastico. Impossibile non notare il grande complesso, con la sua architettura massiccia, le pareti intonacate di bianco sporco e le grandi vetrate a specchio con finiture blu. Le sue serrande sono abbassate, o forse non sono mai state alzate, anche se sulla carta sarebbe dovuto essere pronto nel 2003.

Siamo in via De Amicis e stiamo parlando del grande edificio pensato come casa di riposo per anziani, specializzata nella cura delle persone affette da Alzheimer. Il progetto era della fondazione Giovanni e Ottavia Ferrero, fallita nel 2008. Il relativo processo si è concluso nel 2013, con pesanti condanne per gli ex amministratori. Dopo la dichiarazione di fallimento, il destino dell’istituto Ferrero si è separato in modo definitivo dal medical hotel per la terza età: il primo acquistato dall’imprenditrice Margherita Artusio, che continua a gestirlo; il secondo non compreso nei beni andati all’asta, in quanto ancora in mano alla cordata di banche (con a capo il gruppo Bnp Paribas) che ne aveva finanziato la realizzazione e che risulta esserne tuttora la proprietaria. Ma da quel momento, per l’edificio, è stato l’inizio dell’oblio.

Era presentato come un luogo all’avanguardia, l’apripista di un nuovo approccio medico-assistenziale. Degli ottanta posti previsti, una parte sarebbe stata convenzionata con la sanità pubblica e una con l’Indap (ente oggi confluito nell’Inps). Un progetto ambizioso, in linea con un edificio per il quale non si è badato a spese: il seminterrato avrebbe dovuto accogliere i magazzini, una cappella, palestre e laboratori medici all’avanguardia; al piano terreno, soggiorno, ristorante, biblioteca e gli ambulatori; ai due piani superiori, le camere per gli ospiti. Il tutto su una superficie di oltre 7mila metri quadrati, più un giardino di 8mila, per un costo di circa 11 miliardi di lire.

Se nei progetti e nelle parole degli amministratori della fondazione le intenzioni erano chiare, la realtà si è rivelata ben diversa. Anno dopo anno, l’apertura è stata rinviata, fino al 2008, quando il fallimento ha segnato la fine di ogni progetto inerente alla struttura. Se ne ritornerà a parlare nella sentenza del 2013, come «una delle cause di dissesto dell’ente».

Così il grande edificio, ultimato all’ottanta per cento, con le finestre, le porte e i bagni completati, è stato del tutto abbandonato ed esposto a numerosi atti di vandalismo: «Oggi sono rimasti soltanto i muri: hanno portato via tutto, dai sanitari ai fili elettrici», dicono in molti. Ma, dal momento che la presenza del complesso non passa di certo inosservata, soprattutto per via di una posizione interessante, sono diversi anche oggi i gruppi imprenditoriali – e non solo – che si sono interessati all’acquisto. Fino a qualche anno fa, a disincentivarli pare sia stato il prezzo troppo elevato, più di 10 milioni di euro. Di recente, sembra che la cifra si sia abbassata in modo notevole e che gli imprenditori allettati dall’idea di acquisirlo ci siano. Ciò che è certo è che l’edifico della Moretta risulta tuttora in vendita, come testimonia il portale Immobiliare.it, con un annuncio risalente a marzo 2016. E l’intestatario  della pratica è ancora il gruppo Bnp Paribas leasing solutions Spa.

Una situazione di cui è ben a conoscenza anche l’Amministrazione albese, come spiega il sindaco Maurizio Marello: «Prima di avviare il cantiere della scuola della Moretta, ci siamo interessati alla possibilità di acquistare l’immobile e adattarlo alle nostre esigenze. Purtroppo le norme sull’edilizia scolastica sono diverse rispetto al concetto con il quale è realizzata la struttura ed è risultato più vantaggioso costruire ex novo». Prosegue Marello: «Dal fallimento del centro, almeno una volta all’anno si rivolgono agli uffici comunali possibili acquirenti, provenienti dall’Albese ma anche da Torino: oggi pare che il prezzo sia decisamente meno proibitivo rispetto a quattro o cinque anni fa. Certamente non aiuta l’abbandono a cui lo ha condannato la proprietà, che mai si è interessata a conservarlo. Dal canto nostro, saremmo molto favorevoli all’apertura di una nuova struttura sanitaria per gli anziani, visto il bisogno che se ne sente».

E se diventasse non una casa di riposo, ma un hotel, come insistono le indiscrezioni? «Per questo bisognerebbe cambiare la destinazione d’uso nel Piano regolatore», spiega il sindaco. Per il momento, dunque, nulla di nuovo sembra essersi ancora concretizzato. Ma forse vale la pena sperare: non è detto che, magari sull’onda dei grandi acquisti immobiliari di questo periodo  qualche imprenditore decida di salvare o trasformare il mai realizzato medical hotel di via De Amicis. Ad Alba può accadere.

Francesca Pinaffo

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