L’Italia piange Ermanno Olmi, ecco la nostra intervista del 1987

L'Italia piange Ermanno Olmi, ecco la nostra intervista del 1987

ERMANNO OLMI Preceduto nel ballottaggio finale da Franco Ferrucci, Ermanno Olmi non ha vinto il «Grinzane Cavour» con il suo Ragazzo della Bovisa. È lui, però, il vincitore morale: reduce da una grave malattia che lo ha profondamente de­bilitato nel fisico, Olmi ha trovato la forza di venire da Asiago a raccogliere dal folto pubblico di Grinzane un grande tributo di simpatia e di favore.

Lo abbiamo incontrato da­vanti al grande palco rosso sul piazzale del castello, a conclusione della cerimonia di premiazione. Modesto, sin­ceramente umile al punto di definirsi aspirante cristiano, quasi si scusa per la sua pre­senza a Grinzane fra tanti let­terati e scrittori: «Io sono soltanto vittima di un com­plotto» – esclama con tono scherzoso – «non sono uno scrittore: per questo è stata una piacevolissima sorpresa quando il mio amico Crovi è venuto a casa mia dicendo che voleva pubblicare questa sceneggiatura: devo dire che mi veniva da ridere, ero emo­zionato. Io non ho premedi­tato né una mia esibizione let­teraria, né tanto meno la mia partecipazione al premio. I miei amici hanno complotta­to fino a portarmi qui».

«Il libro Ragazzo della Bo­visa è nato come sceneggiatu­ra di un film: per Olmi non vi sono dunque differenze so­stanziali fra la narrazione fil­mica e quella scritta?», gli chiedo. «Esatto, è nato come co­pione, e tale è rimasto: io non ho corretto una virgola. Ho scritto questo testo come mio promemoria per la lavorazio­ne del film; io non scrivo mai sceneggiature tecniche: in ge­nere mi scrivo dei racconti, mi racconto delle storie, e poi se queste storie mi piacciono le trasferisco in immagine».

Ragazzo della Bovisa è un quadro d’epoca in cui si af­follano moltissimi personaggi dipinti con grosse spatolate di colore, quasi di fretta, ma con grande efficacia e soprat­tutto con garbo fanciullesco, con rispettoso pudore per i piccoli e grandi drammi di ognuno.

Viene naturale chiedergli quando vedremo questa deli­cata storia sugli schermi: «Sai, quando si interrompe la lavorazione di un film risulta poi sempre molto difficile ri­tornarvi; il progetto non è stato comunque abbandona­to». Ci anticipa, però, di aver ultimato da poco la produzio­ne di un’opera cinematografi­ca dal titolo Lunga vita alla Signora: sarà sicuramente un altro bellissimo racconto, un’altra storia che ci donerà poesia e ci farà sognare. Come già hanno saputo fare i suoi II posto, L’albero degli zoccoli e Cammina cammina. Grazie, Olmi.

 t.a.

articolo uscito su Gazzetta d’Alba di Mercoledì 10 giugno 1987 — pag 23

 

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