Ultime notizie

Documenti falsi e caporalato in vigna. Sgominata ad Alba una banda potente

Documenti falsi e caporalato in vigna. Sgominata ad Alba una banda potente
Da sinistra: il capitano Giampaolo Canu, il colonnello Marco Pettinato e il capitano Giacomo Conte

CRONACA L’arresto, nel febbraio 2017, di due ladri è all’origine della complessa attività di indagine che ha portato, martedì 19 giugno, a sgominare una banda specializzata nel fornire documenti falsi a lavoratori macedoni alla disperata ricerca di un impiego, che venivano poi sfruttati dal caporalato nelle vigne del Moscato e del Barolo, come anche a “pendolari” internazionali della delinquenza.

Martedì 19 giugno oltre cento militari, in forze alla Compagnia di Alba e al Reparto operativo di Cuneo, dopo aver effettuato controlli diffusi in collaborazione con l’Agenzia delle entrate, le Anagrafi di numerosi Comuni e il centro di Polizia e dogana di Chiasso,  hanno fatto scattare la fase conclusiva dell’indagine. Quel giorno i militari si sono mossi all’alba diretti in auto verso le zone di produzione del  Moscato e del Barolo, mentre un elicottero sorvolava la zona. Come si può vedere nel video qui sotto.

Gli arrestati sono stati quattro, tutti macedoni, di età compresa tra i 29 e i 53 anni, tutti accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, contraffazione di documenti d’identità. A uno di essi, il 53enne S.P. , presumibilmente il capo del gruppo criminale, è stato contestato anche il reato di sfruttamento della prostituzione. A una donna M.M. del 1971, è stata notificata invece, per gli stessi reati, la misura cautelare dell’obbligo di firma presso la caserma dei Carabinieri di Alba.

Dall’inizio dell’indagine, una trentina sono stati gli arrestati perché trovati in possesso di documenti falsi, 13 dei quali nella sola giornata di martedì 19 giugno, quando sono state effettuate 45 perquisizioni nelle abitazioni dove venivano alloggiati i lavoratori macedoni, sfruttati dal gruppo criminale responsabile di caporalato nelle vigne in un’area vastissima comprendente tutto il Canellese, la zona di produzione della Barbera e anche del Barolo, viste le perquisizioni compiute a Monforte e La Morra.

In totale i denunciati per l’uso di documenti falsi sono stati 171 ed è risultato che il 63 per cento dei cittadini macedoni identificati nel corso dei servizi era in possesso di una carta di identità falsa, prevalentemente bulgara.

Non più di 300 euro al mese al lavoratore

Il colonnello Marco Pettinato, comandante del Reparto Operativo di Cuneo, sottolinea: «In questo modo venivano elusi i vincoli imposti dai flussi migratori, che limitano il numero di cittadini che, da un Paese non facente parte della Comunità europea, come la Macedonia, possono venire in Italia per lavorare. Per queste persone non esisteva più il problema del permesso di soggiorno, potevano ottenere indennità di disoccupazione e richiedere contributi pensionistici a tassazione agevolata, oltre a godere dell’assistenza sanitaria. I lavoratori in forze alle cooperative percepivano circa 300 euro al mese, una cifra che permetteva loro di vivere degnamente in Macedonia, ma la maggior parte del loro compenso veniva trattenuto dai titolari delle stesse cooperative, che detenevano anche i documenti falsi, riciclandoli spesso, abbianandoli ad altri soggetti in periodi successivi».

Con i documenti falsi, i pendolari del crimine eludevano i controlli

E se molti utilizzavano i documenti falsi solo per lavorare, non mancarono i malviventi che sfruttarono i documenti falsi per eludere i controlli e continuare le attività criminali. Tra essi l’uomo, autore di una rapina al maneggio di Roddi, un paio di anni fa, che era stato condannato agli arresti domiciliari, che si è sparito all’estero, proprio grazie ai documenti falsi. Come pure il  malvivente, responsabile di numerose rapine nella zona albese, che invece è stato scoperto e arrestato a Brunico.

Il capitano Giampaolo Canu, responsabile del Nucleo investigativo dell’Arma cuneese, riconosce: «Questa operazione è frutto dell’intuizione investigativa del capitano della Compagnia di Alba, Giacomo Conte, che, quando ad Alba, nel febbraio dell’anno scorso, vennero arrestati in flagranza due ladri e si scoprì che erano macedoni, mentre i loro documenti li indicavano come cittadini della Repubblica Ceca, avviò l’indagine per verificare l’esistenza in zona di un gruppo criminale dedito a sfruttare i lavoratori macedoni e a proteggere malviventi fornendo loro false attestazioni che permettessero di eludere i controlli».

Nessuna contestazione è stata mossa, invece, ai titolari delle cantine vinicole, i quali pagavano regolarmente il salario previsto dai contratti nazionali ai braccianti agricoli ai responsbili delle cooperative che ne coordinavano il lavoro e, come si è visto, trattenevano per sé una consistente quota dello stipendio. Il problema del caporalato non è purtroppo nuovo nell’Albese, per leggere quanto pubblicato da Gazzetta sulle precedenti indagini e l’inchiesta che la nostra testata aveva fatto già nel 2012 basta cliccare qui.

Valeria Pelle

Banner Gazzetta d'Alba