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Il boom della pianta da coltivare e lo strano caso delle infiorescenze messe in commercio da Easyjoint

Il boom della pianta da coltivare e lo strano caso delle infiorescenze messe in commercio da Easyjoint

LA STORIA  Mentre nel resto d’Europa la Sativa è mai sparita dai campi (a oggi la Francia detiene il primato della coltivazione, con 11mila ettari), nel nostro Paese, per le cause richiamate sopra, è caduta nel quasi totale oblio: nel 2013, se ne contavano appena 400 ettari. Ma a fine 2016, con l’approvazione della legge numero 242, rubricata come “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”, tutto è cambiato: secondo l’ultimo rapporto di Coldiretti, entro la fine del 2018 saranno almeno quattromila gli ettari coltivati, con centinaia di nuove aziende agricole, per un potenziale giro d’affari nazionale di almeno 40 milioni di euro.

Ma che cosa dice la nuova disciplina? Tra i vari punti, per coltivare la canapa non c’è bisogno di alcuna autorizzazione, purché le piante rientrino nelle varietà iscritte nel relativo catalogo e rispettino i limiti fissati per il Thc, che non deve superare lo 0,2 per cento. Se durante i controlli, nella coltivazione in questione viene rilevata una percentuale superiore a quella stabilita ma inferiore allo 0,6 per cento, l’agricoltore non andrà incontro a sanzioni. Solo se si supera lo 0,6%, il giudice potrà disporne il sequestro. A proposito delle destinazioni d’uso, si spazia davvero moltissimo, dagli alimenti alle opere di bioingegneria.

SI DICE CANAPA SI PENSA MARIJUANA

“MARIJUANA LEGALE”

È in questo scenario che, un anno fa, è scoppiato il caso dell’azienda bolognese Easyjoint, che ha iniziato a commercializzare un prodotto ricavato dalle infiorescenze essiccate della canapa. Se la farina e l’olio si ottengono dal seme alimentare della pianta (detto anche “granella”), per quella che viene denominata “marijuana legale” si ricorre ai fiori. A far discutere non è stata la legalità della sostanza – nei limiti di Thc, ma con un elevato livello di Cbd, un cannabinoide legale, con effetti rilassanti –, ma uno dei suoi possibili usi, il fumo. Dal momento che nella legge non si parla di infiorescenze e tra le destinazioni non si cita quello ricreativo, l’azienda ha iniziato a ricorrere a una serie di escamotage, come la dicitura “materiale per uso tecnico” sulle etichette dei sacchetti in vendita, come dimostra il nostro reportage.

E se il venditore è tutelato, più complessa è la questione del consumatore: dal momento che la 242 riguarda le coltivazioni, la soglia di legalità del Thc non vale né per gli alimenti né per il fumo. In altre parole, se sorpresi con una sigaretta di canapa “legale”, a oggi si rischia effettivamente di andare incontro a una sanzione.

Il 23 maggio, poi, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali è intervenuto con un’ulteriore circolare di chiarimento: il paragrafo finale è dedicato alle infiorescenze, che vengono per la prima volta nominate, considerate lecite e inserite nell’ambito del florovivaismo: la questione dell’uso rimane però aperta.

Francesca Pinaffo

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