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In città ci sono timori per la crisi di Comdata

In città ci sono timori  per la crisi di Comdata

ASTI I lavoratori di Comdata, multinazionale di call center, sono sul piede di guerra e l’adesione nazionale allo sciopero della scorsa settimana è stata alta. I sindacati Cgil, Cisl e Uil parlano infatti di un’astensione dal lavoro del 90 per cento in quasi tutti i siti produttivi del gruppo, mentre nello stabilimento astigiano di via Guerra avrebbero incrociato le braccia due dipendenti su tre.

L’iniziativa, di due ore, arriva in risposta alla decisione di chiudere le sedi di Padova e Pozzuoli a causa di una riduzione delle commesse e di un aumento dei costi, con l’inevitabile licenziamento di 260 lavoratori. Anche nella sede di Ivrea sono già stati interrotti 170 contratti interinali, a cui poi ne sono seguiti altri 60. Successivamente è stata aperta per 363 lavoratori la procedura Fis, ovvero l’ammortizzatore sociale per chi non dispone di cassa integrazione, per una durata di 13 settimane, al termine delle quali potrebbe verificarsi un nuovo ricorso all’ammortizzatore sociale.

Ad Asti lavorano 637 dipendenti e un centinaio di interinali. «Per ora la salute della sede di Asti non è in discussione. Resta però il fatto che la politica di tagli intrapresa dall’azienda ci preoccupa, anche considerato il fatto che l’età media dei dipendenti Comdata di via Guerra si sta alzando. Per questo ci preoccupa seriamente una strategia aziendale che vede nel dipendente solo un costo e non una risorsa», è il commento univoco delle Rsu astigiane.

Della vicenda si sta interessando anche la Regione. «In Consiglio regionale è stato approvato un ordine del giorno con il quale la Giunta si impegna ad adottare tutti gli strumenti a disposizione e ad attivarsi presso il Ministero del lavoro per scongiurare l’imminente crisi occupazionale che interessa il gruppo Comdata e che presto potrebbe interessare i lavoratori del Piemonte», spiega l’astigiana Angela Motta, vicepresidente del Consiglio regionale. Dall’azienda, per il momento non sono giunte dichiarazioni ufficiali.

Paolo Cavaglià

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