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Rendiamoci conto che è sempre Dio a far crescere

UN PENSIERO PER DOMENICA – 17 GIUGNO – XI TEMPO ORDINARIO

Che maestro straordinario doveva essere Gesù! Come annota l’evangelista Marco (4,33-34), riusciva a parlare alla gente semplice dei villaggi della Palestina con parabole e immagini tratte dal quotidiano. Noi facciamo fatica a immaginare la vita di queste persone, la cui sopravvivenza dipendeva dai prodotti dei campi. Possiamo però intuire la trepidazione con cui attendevano la germinazione dei semi, l’ansia con cui spiavano lo spuntare delle tenere pianticelle, la gioia al momento della mietitura.

Ogni crescita è un mistero. È un mistero la vita vegetale: un piccolo seme che diventa un grande albero. Lo è ancora di più la vita umana: pensiamo ai primi anni di un bambino, alla crescita impressionante di un bambino nei cinque anni di scuola primaria o di un adolescente-giovane nei cinque anni delle superiori. Gesù, che aveva condiviso le sensazioni di gente contadina, insegna che esse aiutano a capire la crescita del regno: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il suo seme nel terreno… Il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa». Noi non abbiamo più la visione sacra della natura tipica degli antichi: guai però a perdere il senso del mistero!

Rendiamoci conto che è sempre Dio a far crescere

La logica del regno, scrisse il cardinale Martini, è «il mistero dell’uno per tutti, del singolare per il plurale, del piccolo seme per la grande terra, del pugno di lievito per la massa». La salvezza dell’umanità tiene conto di questi due poli: il singolo per il gruppo, i pochi per i molti. «A chi ci domanda dove sono le grandi folle cristiane di una volta, rispondiamo di darci dei singoli, dei piccoli gruppi decisi, un resto d’Israele, un pugno di lievito che sia veramente tale e la massa sarà gradualmente lievitata. La nostra responsabilità è questa ed è grande».

La fede si nutre di meraviglia. Solo una fede capace di meravigliarsi è in grado di cogliere tutto questo. Ma noi, ricorda san Paolo scrivendo ai Corinzi, «camminiamo nella fede e non nella visione» (2Cor 5,6). Di qui l’urgenza di rinvigorire questa fede con la riflessione, la preghiera e la contemplazione. Capita che qualcuno si fermi di fronte a un campo di grano che biondeggia o un ciliegio carico di frutti: il più delle volte per scattare una foto da mostrare agli amici. Fare in modo che queste immagini non si fissino solo nella memoria dello smartphone, ma scendano nel nostro animo e ci ricordino che «è Dio che fa crescere», è un atto di contemplazione, un passo di fede, perché l’obiettivo è uno solo: far vincere la vita, il bene, l’amore. Questo è il regno di Dio!

Lidia e Battista Galvagno

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