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Con Paolo Tibaldi scopriamo le origini del modo di dire piemontese “Màȓca Leon”

Paolo Tibaldi ci racconta aneddoti le

Màȓca Leon: Aggettivo per denotare pregio e qualità superiori alla norma

Una delle più recenti notizie di cronaca piemontese riguarda la cessione delle quote dell’azienda Pastiglie Leone, fondata nel 1857. Non tutti sanno che la confetteria di Luigi Leone aprì inizialmente ad Alba e cominciò a produrre pastiglie aromatizzate di zucchero che ebbero un tale successo da far trasferire presto il laboratorio a Torino per poter servire la Real Casa e svilupparsi sino a diventare una delle aziende di dolcezze piemontesi più conosciute e apprezzate nel mondo.

Tutti noi avremo certamente in mente le confezioni di latta vintage; se chiudiamo gli occhi possiamo immaginare le botteghe di un tempo con gli scaffali in legno e i grandi barattoli di vetro, allineati e colorati, dove venivano riposte le pregiate caramelline.

Non è un caso, infatti, se tra i modi di dire piemontesi per descrivere qualcosa di straordinariamente pregevole, si utilizza l’espressione ȓca Leon, indubbiamente ispirata dall’eccellente qualità che contraddistingueva la pastiglia Leone più di ogni altra. Oggi, che si tratti di un piatto succulento, di una virtuosa società aziendale o di un talentuoso artista, ȓca Leon (dove la “o” si legge “u”) è l’espressione di massima ammirazione che il piemontese può offrire.

Ma non è il solo marchio ad essersi evoluto per antonomasia. Pensiamo per esempio a Tamagnon, il carro rimorchio gommato per trattori, chiamato così perché probabilmente uno tra i primi costruttori fu il Sig. Tamagnone. Oppure il Poggiastengo, per via della società fornitrice di zolfo, la cui confezione di tela finiva per essere ritagliata e trasformata in mutandoni da uomo. O ancora la famosa esclamazione Marca tre pupe, la più controversa di tutte: sintomo di povertà per alcuni, fregio di stupore positivo per altri… per descrivere l’unicità: proprio come avere tre pupe.

Da bambino ricevetti in regalo una bicicletta; potete capire la gioia. Nei giorni appresso, andai a mostrarla al vicinato, vantandomi di quanto fosse eccezionale il mio mezzo. Un anziano, rapito dal mio entusiasmo disse: “A ȓ’è na bici màȓca bèj: dë ste là che pì ‘t pedàli e pì ët vai!

 

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