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Sul Ceta mondo agricolo diviso

Sul Ceta mondo agricolo diviso

COMMERCIO  Il Ceta, l’accordo commerciale fra Unione europea e Canada, anima il dibattito. Il testo è stato approvato dal Consiglio europeo e dall’Europarlamento. Ora si attende la ratifica degli Stati membri, ma il Governo italiano ha già detto che si opporrà.

L’intesa divide anche in ambito locale. Tra i capisaldi del documento ci sono l’abbattimento dei dazi, la semplificazione degli investimenti e la tutela dei prodotti agroalimentari, fissando dei parametri. Ed è proprio il tipo di vincoli a far discutere. Coldiretti Piemonte non ci sta e afferma: «Viene legittimata la pirateria alimentare a danno dei prodotti made in Italy». Coldiretti Cuneo entra più nello specifico: «Contestiamo le eccezioni rispetto alla tutela delle denominazioni e indicazioni protette. In Canada con il termine parmesan si indica il formaggio grattugiato e si vende il “prosciutto di Parma” canadese. Non c’è tutela neanche per il Barolo, perché non sono previsti limiti per i wine kit che promettono di produrre le etichette più prestigiose dei vini italiani».

Su posizioni opposte è, invece, Confagricoltura Piemonte, che si dice favorevole al libero scambio, anche se chiede «un’attività di vigilanza da parte della Commissione europea». Secondo i dati di Confindustria l’export 2017 dalla Granda verso il Canada è stato di 117,8 milioni (più 25 per cento rispetto al 2016). Tra le voci più importanti ci sono l’agroalimentare (26,5 milioni) e le bevande (22,5 milioni, buona parte grazie al vino).

Per il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia i risvolti dell’accordo sarebbero positivi: «La bilancia commerciale è a favore del nostro territorio. L’azzeramento dei dazi doganali e il riconoscimento delle denominazioni come garanzia di qualità, non potranno che ampliare il nostro export su un mercato importante».

Più cauto Igor Varrone, direttore provinciale della Cia (Confederazione italiana agricoltori), favorevole comunque al libero scambio: «L’accordo favorisce i nostri prodotti agricoli su quel mercato, ma in Italia ci sono leggi restrittive a tutela della qualità e della salute dei prodotti che continuano a non valere all’estero e nel resto d’Europa. Bisogna tutelare i prodotti italiani, ma anche le materie prime».

La questione canadese animerà ancora a lungo il dibattito, mentre l’intesa economica tra Ue e il Giappone è stata ratificata, pochi giorni fa, senza scossoni.

Daniele Vaira

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