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Alveare, gruppo d’acquisto molto vitale e organizzato

Alimentazione vegana e vegetariana: sì o no?

ALBA Una procedura semplice che unisce la comodità del commercio elettronico all’incontro con il produttore: è il segreto del successo di “Alveare che dice sì”, un progetto nato in Francia alcuni anni fa e portato in Italia dal Politecnico di Torino, che ha trovato ad Alba uno dei terreni più fertili per prosperare. Abbiamo partecipato alla distribuzione dei prodotti del mercoledì al Bentivoglio cafè in piazza Prunotto, incontrando Claudia Giachino.
Com’è nato l’Alveare?
«Tre-quattro anni fa mi trovavo in un momento di transizione, avendo lasciato il posto fisso. Mi è comparso su Facebook un annuncio che invitava ad aprire un Alveare nella propria città, ho risposto e la mia candidatura è stata accolta perché Alba era una città che destava interesse per il progetto».
Poi che cosa è successo?
«Sono andata in giro a cercare produttori locali, entro una distanza massima di 250 chilometri. I nostri produttori sono molto più vicini, salvo per alcuni prodotti come l’olio ligure o il parmigiano che qualche volta abbiamo in vendita».
Quali sono i numeri?
«Siamo partiti da un piccolo nucleo con alcuni prodotti come formaggio, verdura, un po’ di carne, fino ad arrivare a più di trenta fornitori».
Come funziona?
«Il sistema unisce la comodità della spesa on-line al contatto umano. L’ordine si effettua sul sito alvearechedicesi. it; il ritiro della spesa avviene il mercoledì alle 18, in un luogo fisico, il bar, in cui incontri il produttore, puoi fargli domande, conoscerlo. I produttori fissano il prezzo; l’80 per cento resta a loro, il restante si divide fra gestore, Alveare madre di Torino e una piccola quota che va in Francia».
I cuneesi sono celebri per operosità: lo sono anche in veste di “api”?
«Il nostro Alveare ha tantissimi iscritti: 1.500. In media ci sono una cinquantina di ordini a settimana e nei primi sei mesi del 2018 siamo stati, per fatturato, il gruppo più attivo d’Italia».

a.r.

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