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I tanti significati di “Flecia” parola ambigua, oltremodo equivoca

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ABITARE IL PIEMONTESE

Flecia: Fionda, dardo, freccia, lancia. Strumento affusolato deputato al lancio o al volo.

Se qualche volta per le strade di Alba, sono stato salutato con l’esclamazione corrispondente alla parola della settimana anziché con il mio nome, dovrò accettarlo anche questa settimana, mio malgrado. Sì, perché flecia potrebbe essere parola ambigua, oltremodo equivoca.

Il mese scorso, mi è stata rivolta questa richiesta: ‘la casa natale di mia mamma, dove abitavano mia nonna e le sue sorelle era chiamata da tutti Cà del Flecie. Che cosa significa?’

Flecia ufficialmente significa “fionda”, quell’oggetto più o meno artigianale che si può costruire anche soltanto con un ramo biforcuto a forma di “Y” e un elastico. In piemontese queste parole possono essere usate, oltre che per un motivo intrinseco e strettamente legato all’oggetto di cui si parla, anche per esprimere metafore o addirittura soprannomi dovuti a qualche episodio significativo. Gli stranòm, appunto, non fanno altro che riassumere storie o aneddoti legati a luoghi, persone o intere dinastìe.

Non bisogna scandalizzarsi se un tempo, neppure troppo lontano, quando un uomo vedeva una ragazza particolarmente gradevole, esclamava qualcosa come “che flecia!”. Viceversa, quando qualcuno era una frana in qualche attività, era apostrofato proprio come flecia. Pare che in ambito veterinario, l’iniezione ad animali di grossa taglia, anziché farla con una comune siringa, si utilizzi uno strumento più grosso che, per dimensioni, viene paragonato alla flecia intesa come lancia.

Il nome della casa di cui sono state chieste notizie riguarda qualche episodio legato a fionde, dardi, lance o frecce? Forse a ragazze particolarmente gradite? O, magari, a qualche pratica nell’allevamento bovino?

Basti là, volendo fare un excursus etimologico, andiamo a toccare il linguaggio francone, dove fliugika è qualcosa che vola; nel provenzale antico esiste la parola flencha e nel germanico abbiamo la parola fliukka. Ma la testa al toro la taglia il più moderno lemma francese fléchir, verbo che racconta di qualcosa che flette, piega, dirige.

Paolo Tibaldi

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