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Truffa ai danni di 130 bengalesi: versati 260 mila euro per rilevare la Sio Automotive

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CERESOLE Prosegue l’intricata vicenda processuale relativa alla presunta truffa ai danni di 130 bengalesi, che vede imputato per truffa aggravata l’imprenditore di Ceresole d’Alba Daniele Olivero. I fatti risalgono al 2013: secondo l’accusa olivero Olivero coinvolto i bengalesi per il versamento di 2mila euro a testa per rilevare l’azienda Sio Automotive di Ceresole d’Alba. Ricostruzione cui la difesa si oppone: l’imprenditore ceresolese sarebbe stato a sua volta vittima di un intermediario.

Il frangente dubbio riguarda il controverso passaggio di mano tra la Sio Automotive e la cooperativa Rubina: lo stabilimento interruppe le produzioni poco dopo il trasferimento di proprietà dalla prima società, controllata da Olivero, che vi operava con una quarantina di dipendenti, e la cooperativa costituita a Bergamo sotto la guida degli amministratori Hussein Masum e Miah Jamal, due cittadini del Bangladesh. La convocazione precedente, a luglio, era finita con un rinvio perché non era stato possibile trovare un interprete dal bengalese.

Ieri, martedì 30 ottobre, si è invece svolto regolarmente il controesame di Masum da parte del legale di Olivero, l’avvocato albese Roberto Ponzio. Sollecitato da Ponzio, Masum ha innanzitutto ammesso di conoscere Pietro Ciotti, non coinvolto nel processo, suo datore di lavoro fino al 2010. Secondo tema sollevato dal legale, quello dell’ingente somma – un milione e 480mila euro – prevista dal contatto per la cessione di tutte le quote: su questo fronte il bengalese ha sostenuto che prevedeva di pagare la cifra lavorando, con una reteizzazione. Quanto infine ai pagamenti verso Olivero, le uniche somme pagate ammonterebbero a 60mila euro; il contratto prevedeva l’inserimento dello stesso per continuare la sua attività come direttore di produzione, a fronte di un compenso di 5mila euro mensili, che però non sarebbero stati pagati. Infine secondo quanto dichiarato da Masum le somme pagate dai bengalesi, per un totale di 260mila euro, sarebbero finite a Ciotti.

Commenta Ponzio: “Si conferma quello che abbiamo sempre sostenuto, cioè che il primo raggirato è proprio Olivero, estraneo sia agli investimenti della cooperativa Rubina che ai 260mila euro. Il problema della causa a nostro parere era sapere in che tasche questi sono finiti e la soluzione è arrivata durante l’udienza. Il mio assistito non ha avuto alcuna contropartita economica, soltanto danni materiali – con le macchine danneggiate da persone non in grado di gestirle – e di immagine, che hanno portato anche al fallimento della Sio.”

La prossima udienza del processo si terrà il 22 gennaio 2019: è in programma l’audizione di Federico Michele Bellomo, segretario provinciale della Federazione Impiegati Operai Metallurgici (Fiom) Cgil di Torino, costituitasi parte civile insieme a due operai, tra le persone che sollevarono il caso con una denuncia in Procura e un’interpellanza ministeriale, visto che i 130 bengalesi, per altro in Italia con regolare permesso di soggiorno, si erano trovati né casa né lavoro.

Adriana Riccomagno

 

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