Giovane morì in un incidente sulla fondovalle Tanaro: assolti i tecnici della Provincia

Violenza sessuale, due arresti nell’Astigiano

CUNEO Sì è concluso la scorsa settimana con l’assoluzione per tutti gli imputati, il processo per la morte di Alberto Rivarossa. Il ragazzo di 19 anni, figlio di Bruno Rivarossa, già direttore provinciale e regionale di Coldiretti, morì cinque giorni dopo un incidente sulla fondovalle Tanaro nel giugno 2012, nei pressi di San Michele Mondovì, fra Lesegno e Niella Tanaro: era da solo a bordo di una Fiat Sedici quando uscì di strada e andò a schiantarsi contro un albero. Per i quattro, già dirigenti e tecnici della Provincia addetti alla manutenzione della fondovalle in quel territorio, l’accusa era di omicidio colposo per non aver messo in atto su quella tratta tutte le misure precauzionali che avrebbero consentito di evitare la tragedia; si tratta di Enzo Novello, direttore della direzione mobilità e infrastrutture della Provincia di Cuneo, Giuseppe Giamello, dirigente per l’asse Alba-Mondovì, Marco Rovere, responsabile del reparto viabilità di Mondovì, e Guido Stefano Pione, capo cantoniere addetto alla manutenzione del tratto di strada.

Nel 2015 il Giudice per le indagini preliminari si era espresso per il non luogo a procedere, cui seguì il ricorso della Procura; la Cassazione ribaltò l’esito precedente e inviò il fascicolo in tribunale e ne scaturì un nuovo rinvio a giudizio. Pochi giorni fa il tribunale di Cuneo ha confermato l’estraneità di tutti gli imputati, per i quali il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a otto mesi. Questi erano difesi dagli avvocati Roberto Ponzio di Alba per Giamello e Novello, Stefano Barzelloni di Cuneo per Pione, e per Rovere Paolo Adriano di Mondovì.

Adriana Riccomagno

Banner Gazzetta d'Alba