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Nel Roero, con Siagri, la dignità cresce con il lavoro nel verde

Siagri: la dignità cresce con il lavoro nel verde 4

PROGETTO SOCIALE Oltre venti persone sono impegnate tra Vezza e Canale
Da un anno e mezzo dieci persone, di cui sei donne – a cui si aggiungono due persone con difficoltà cognitive e relazionali e un discreto gruppo di ospiti del centro diurno Pin Bevione – hanno trovato nella cura degli orti e del verde pubblico una nuova forma di indipendenza economica e crescita personale. Merito del progetto Siagri, curato dal Consorzio socio-assistenziale. Basato sui principi dell’ortoterapia, Siagri si rinnova e rimodula rispondendo ai bisogni dei destinatari e seguendo i ritmi della natura.

In passato, Gazzetta aveva già illustrato quanto svolto nelle serre canalesi; ora siamo andati a scoprire quanto accade a Vezza, l’altro Comune, insieme a Canale, in cui si svolgono le attività. A illustrarcele è Elisabetta Cavallo, educatrice professionale che fin dall’inizio ha seguito il gruppo: «Le serre canalesi sono sempre attive, in questo periodo autunnale, però, il lavoro diminuisce perché la natura sta andando a riposo, per cui seguiamo corsi legati agli antichi mestieri (lavorazione del midollino, dell’argilla, della saggina), per proporre laboratori alle scuole o stand durante le fiere e ci focalizziamo maggiormente sulla manutenzione dell’arredo urbano nel territorio vezzese e sulla collaborazione con le associazioni e l’Amministrazione nella preparazione di alcuni eventi».

Cavallo, come è nata la collaborazione con Vezza?
«La collaborazione è nata da un interesse comune: il coinvolgimento di persone in difficoltà in attività utili all’intera comunità locale. Per il futuro l’idea è di proporre la nostra collaborazione anche ai Comuni limitrofi».

Quali sono i benefici per le persone che partecipano al progetto?
«Oltre ai soggetti con diversi gradi di disabilità, che hanno con noi un impegno quotidiano o settimanale, a seconda dei loro bisogni, lavorano negli orti dieci persone che percepiscono il reddito di inclusione. Sei di esse sono donne, che risiedono ad Alba e a Canale. Abbiamo a che fare con il sindaco, con i cittadini, con altri lavoratori, con le dinamiche che si sviluppano all’interno del nostro gruppo e che riflettono quelle di tutti gli ambienti lavorativi. Di conseguenza il nostro bagaglio esperienziale si arricchisce continuamente e ci permette di crescere sia dal punto di vista umano che lavorativo, acquisendo maggiore sicurezza e avendo delle soddisfazioni personali».

Come sono i vostri rapporti con i residenti?
«Al mattino, quando iniziamo a lavorare, capita spesso che qualcuno venga a salutare e ad augurare una buona giornata. Queste attenzioni denotano che la popolazione sta apprezzando il nostro lavoro e il nostro ruolo all’interno della comunità».

v.p.

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