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Nuove luci sul passato nei musei di Alba

Nuove luci sul passato nei musei di Alba
Da sinistra: Silvia Gallarato e Luisa Albanese

ALBA “Nuove luci sul passato” è l’esposizione che il museo cittadino Federico Eusebio e il Museo diocesano (Mudi) inaugureranno il 9 novembre, alle 17.30. L’allestimento era stato pensato nell’ambito delle Giornate europee del patrimonio; l’apertura congiunta ben si sposa con il tema di quest’anno, “L’arte di condividere”.

Luisa Albanese, direttrice dell’Eusebio, spiega: «La mostra che organizziamo insieme al Museo diocesano è una sorta di aggiornamento degli scavi negli ultimi anni, dall’intervento della Soprintendenza in cattedrale, nel 2007, a oggi. Sarà aperta da una fotografia aerea di Alba sulla quale verranno indicati i siti esaminati dagli archeologi; per ciascuno di essi è previsto l’allestimento di un espositore con i reperti corrispondenti. Uno sarà dedicato alla preistoria, con oggetti provenienti dalla necropoli di corso Piave. Seguiranno le teche con quanto ritrovato nel corso dei cantieri in via Ospedale e a San Cassiano, nell’area Dimar. Quest’ultimo scavo, in una zona prossima all’abbazia di San Frontiniano e alla necropoli romana, ha dato risultati interessanti: oltre a reperti d’epoca classica, ve ne sono del periodo tardo antico, durante il quale probabilmente vi sorse una villa rustica e poi una fortificazione. L’ultima vetrina riguarda le domus di casa Govone-Caratti, con frammenti di affreschi restaurati dal laboratorio della Venaria». Su uno schermo scorreranno le immagini che documentano le fasi dei cantieri di scavo.

Nel museo della cattedrale di San Lorenzo, che ha ingresso dal campanile, in piazza Rossetti, ritorneranno i pezzi che mancavano per completare la raccolta dei ritrovamenti della campagna del 2007. La direttrice del Mudi, Silvia Gallarato: «Si tratta di ceramiche, frammenti architettonici e del tesoretto liturgico». Nella parte di collezione in arrivo da Torino sono presenti anche oggetti curiosi, come un paio di dadi. Il Mudi si arricchirà di una nuova «esposizione riguardante elementi tessili, ad esempio un copricapo e delle calzature», che è presumibile siano appartenuti a prelati vissuti nei secoli precedenti alla ristrutturazione ottocentesca.

«La mostra può essere l’occasione di implementare i nostri musei con strumenti multimediali. Ad esempio sarà rieditato il video di presentazione con l’inserimento dell’audio, anche in inglese. Quindi proporremo il viaggio nel tempo, che sui monitor già presenti nel museo presenterà le varie fasi costruttive della cattedrale», continua Gallarato. «L’esposizione dovrebbe anche essere lo strumento con il quale far comprendere il collegamento che unisce i due musei». Se si chiede a Gallarato e Albanese qual è lo stato dell’arte dei due musei, la direttrice del Mudi risponde che «nonostante il nostro sia un museo archeologico, sta diventando, com’era nelle intenzioni fin dall’inizio con monsignor Dho e don Valerio Pennasso, un centro di documentazione dal quale partono una serie di attività di valorizzazione nell’Albese».

Secondo Albanese, «negli ultimi anni, grazie anche al Sistema museale albese abbiamo a disposizione strumenti nuovi, come le audioguide, il percorso tattile e i Qr code che ampliano le didascalie che corredano le vetrine del museo, il sistema integrato di biglietteria. Importanti sono i progetti di Alba sotterranea e le altre iniziative divulgative, come ad esempio il giardino di archeologia sperimentale. Alto è il numero di turisti; ci piacerebbe riuscire ad avvicinare di più gli albesi».

p.r.

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