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Più si indebolisce l’informazione e più diventa concreto il rischio di disinformazione di massa

Attacchi alla stampa, i giornalisti in piazza a Torino 3

La libera informazione giornalistica è come l’aria: ci si accorge di quanto sia indispensabile quando viene a mancare. E l’informazione è libera se plurale, a più voci, che non siano solo quelle dei grandi gruppi economici e finanziari, anche se culturalmente contrapposti.

Per questa ragione le grandi e piccole democrazie europee hanno da sempre sostenuto gli editori no profit o cosiddetti “minori”, espressione di idealità e sensibilità diverse, indispensabili al formarsi del più ampio possibile criterio di giudizio sui fatti e gli avvenimenti: sociali, politici, economici, culturali.

Nella scorsa legislatura è stata approvata una radicale riforma della legge di sostegno al pluralismo dell’informazione giornalistica che ha bonificato il settore, garantendo pluralità dei mezzi di comunicazione e libertà dai condizionamenti dei vari potentati.

Oggi, una parte della maggioranza che sostiene il Governo si presenta orientata a umiliare l’informazione economicamente più fragile, togliendo il sostegno pubblico e favorendo così, per conseguenza inevitabile, i grandi gruppi editoriali. Nel frattempo i giornalisti, presi nel loro insieme, sono fatti oggetto di insulti da querela da parte di esponenti della Presidenza del Consiglio, fatto tanto più grave quanto più alta è l’influenza del soggetto istituzionale da cui proviene questo attacco, inusitato e inaudito.

La delicatezza del momento non va ingigantita né sminuita; va evitato lo sconquasso di posizioni sempre più radicalizzate, ma va altresì difesa la pluralità dei soggetti che presentano più informazione e parametri strutturali che garantiscono occupazione ed equilibrio economico-finanziario, con un sostegno pubblico – e quindi non di parte – ragionevole e ragionato. Non c’è alternativa. La reazione di coloro a cui manca l’aria e si sentono soffocare non è prevedibile.

Pietro Policante, presidente Fipeg (Federazione italiana piccoli editori giornali)

Volentieri ospitiamo il presidente Fipeg, Pietro Policante. E diamo notizia della protesta a Torino. Precisiamo che Gazzetta non riceve contributi dalla legge sull’editoria, legge che viene incontro alle difficoltà dei giornali che impiegano migliaia di professionisti e affrontano i costi di un’informazione seria e verificata. Un’informazione che subisce la concorrenza dei social e di tanti “siti parassiti” sui quali viaggia informazione “rubata” o non verificata, quando non è falsa e antiscientifica. Un’informazione seria che viene vituperata da esponenti delle istituzioni, i quali non esitano a gridare alla libertà della Rete ma invocano censure per la carta stampata fatta da professionisti che rispondono delle loro azioni. Cosa Gazzetta pensa della situazione politica in rapporto all’informazione è espresso chiaramente nell’editoriale di don Antonio Sciortino pubblicato sul sito del nostro giornale e intitolato L’informazione debole apre la strada alla disinformazione di massa. L’editoriale offre abbondante materia di riflessione per chi vuole affrontare il tema non con la pancia ma con la testa. Atteggiamento, ahinoi, difficile da riscontrare, anche a livello locale, allorché si legge di “gerarchetti di provincia” che anziché ragionare nel merito di quanto Gazzetta scrive, sobillano con minacce non tanto velate, insulti e inviti al boicottaggio (gli esempi dall’alto trascinano), ma non hanno il coraggio di confrontarsi o scrivere al giornale. È proprio vero: la storia ai “gerarchetti di provincia” non ha insegnato nulla. E laddove è fallita la scuola nell’opera di educazione potrebbe sopperire una querela per diffamazione.

g.t.

L'azzeramento fondo per l’editoria è un attacco alla democrazia 1

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