Siamo tutti pazzi per gli stranieri, se sono di lusso

Siamo tutti pazzi per gli stranieri, se sono di lusso 1

ECONOMIA La nostra area e la provincia di Cuneo negli ultimi dieci anni hanno visto crescere le presenze turistiche molto più del Piemonte e del resto d’Italia: nella Granda si registra una percentuale positiva di oltre 34 punti, contro i 28 della regione e i 12 del Paese. Lo dice una ricerca di Intesa San Paolo, che ha analizzato le possibilità di ulteriore sviluppo in senso turistico del Cuneese.

Spiega la ricercatrice Romina Galleri: «Nel 2017 le presenze di turisti italiani nell’Atl cuneese hanno raggiunto quota 1,1 milioni: gli stranieri erano ben 751mila. La crescita rispetto al 2008 è stata rispettivamente del 18,5 e del 69 per cento». Una sproporzione testimone di un territorio che sempre di più apre i propri confini ai viaggiatori di altre nazionalità, che portano vantaggi rilevanti all’economia – sono circa seimila gli addetti del comparto turistico nell’Albese –, ma non fa il paio con il clima di chiusura verso lo straniero “senza soldi”, che magari arriva privo di valigia dall’Africa, attraversando un mare portatore di troppe morti.

Le presenze turistiche nella sola Atl di Alba toccavano nel 2017 quota 750mila. Di questi viaggiatori 288mila arrivano dall’Italia e ben 462mila da altri Paesi: ai primi posti della classifica figuravano la Svizzera e il Liechtenstein (96mila presenze), la Germania (84mila), gli Usa (36mila) e la Francia (30mila).

La ricercatrice Romina Galleri
La ricercatrice Romina Galleri

I dati di Intesa San Paolo relativi al futuro del Cuneese confermano il trend. Spiega Galleri: «Le attese di crescita degli ingressi turistici da parte degli operatori sono in rialzo, in particolare per quanto riguarda gli stranieri». In effetti, se il 25 per cento degli intervistati si aspetta una crescita forte nell’arrivo di turisti da altri Stati, la percentuale di chi presuppone analoghi incrementi dei flussi di italiani scende al 4,2 per cento.

Ma quali sono gli “acceleratori” del turismo, cioè le spinte che portano da noi così tanti stranieri? Uno dei principali driver della crescita dei flussi, secondo il 68 per cento degli intervistati, è la ricerca da parte di individui e famiglie di «nuovi stili di vita». Per il 55 per cento del campione, inoltre, il timone di crescita privilegiato è la «clientela di elevato standing», ovvero appartenente alle fasce sociali d’élite, le più abbienti. Se il motivo è lampante – possono spendere di più e far girare meglio la nostra economia –, c’è da chiedersi se in qualche modo anche gli immigrati poveri non possano essere aiutati da un territorio divenuto ricco. Ma il cosiddetto segmento low cost, ovvero quegli strati di popolazione più faticanti e sprovvisti di risorse, sembra non interessare: solo il 25 per cento degli operatori lo sceglie come fattore di crescita.

Matteo Viberti

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