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Il prete che pensò un futuro ancora tutto da costruire

INTERVISTA Donato Bosca presenterà il suo libro Don G. B. Gianolio: la formazione professionale albese venerdì 14 dicembre alle 17, nella sede di Apro formazione in via Castelgherlone, ad Alba.

L’incontro fa parte della serie organizzata per i sessant’anni della scuola, che attraverso il libro di testimonianze e racconti renderà omaggio al fondatore, don Giovanni Battista Gianolio.

Il prete che pensò un futuro ancora tutto da costruire
Don Giovanni Battista Gianolio (1920-2010) a un incontro dell’allora Inapli

La raccolta include anche video e immagini dalle origini del progetto dell’attuale agenzia di formazione professionale (un tempo chiamata Inapli) fino ai giorni nostri. Al termine è previsto un momento conviviale con l’aperitivo offerto dall’Accademia alberghiera dell’Apro.

Donato Bosca, chi era don Gianolio e perché è stato così importante per il nostro contesto?

«Il libro ha lo scopo di recuperare memorie individuali e collettive, testimonianze utili a documentare il ruolo propulsivo avuto dall’allora Inapli nell’ambito albese. Come direttore del centro di formazione professionale, Gianolio contribuì a innescare cambiamenti che hanno favorito lo sviluppo economico dell’Albese. Fino ad allora la campagna, dalle nostre parti, era stata avara di soddisfazioni per i contadini. L’asperità dei terreni e l’eccessiva parcellizzazione delle proprietà non offriva lavoro per tutti. Ad Alba peraltro erano in forte espansione due complessi industriali che sarebbero diventati dei giganti: Ferrero e Miroglio. Entrambi avevano bisogno di manodopera. L’intuizione geniale, nel 1958, del giovane prete fu di comprendere la transizione da una cultura agricola a una operaia, impegnandosi a fondo per far nascere una scuola che preparasse i giovani».

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Donato Bosca.

Quale aneddoto descrive e racconta meglio la personalità del prete albese?

«I racconti su don Gianolio si sprecano, dall’invito perentorio a non far perdere tempo rivolto ai suoi insegnanti riuniti nel collegio docenti – “Poche storie, smettiamola di parlare e andiamo avanti” – o ai Rosari recitati a bassa voce dai collaboratori che avevano accettato di viaggiare in macchina con lui, sapendo quanto era spericolato alla guida».

Esistono ancora dei personaggi simili?

«Lo ha spiegato Pino Vecchi, morto poco tempo fa: “I rapporti non erano mai formali: c’era franchezza, nulla da nascondere, i conflitti non duravano a lungo e il merito, mi sento di affermarlo con forza, era suo. Sapeva, dopo ogni tempesta, riportare il sereno, sdrammatizzando con un mezzo sorriso, quasi a dirci: siamo arrabbiati, ma non troppo; adesso è tutto passato, ricominciamo”. Considerando i valori che ha saputo innestare nei suoi studenti  – il valore dell’amicizia, della famiglia, della sincerità, della giustizia, della lealtà, della solidarietà, del rispetto e della fede – devo rispondere che oggi è molto difficile incontrare un personaggio come don Gianolio, un uomo che a detta di molte persone possedeva una marcia in più e metteva a disposizione delle altre persone l’energia che lo rendeva unico, capace di immaginare il futuro quando era ancora da costruire».

Valerio Giuliano

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