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Isaia, il ragazzo ora diventato adulto dopo un’esperienza all’estero

LA STORIA «Questa è la mia breve, fallimentare, eppure preziosissima storia»: comincia così Isaia, uomo di 22 anni che vive ad Alba, chiamato da tutti «ragazzo» eppure adulto. Ha gli occhi verdi che sembrano guardare un punto discostato rispetto a ciò che tutti gli altri osservano, come lontano di un millimetro.

Oggi vive sotto le torri spartendo un trilocale con un amico. «A 19 anni volevo andare a Londra per cantare nei musical, far carriera nel teatro», dice. «Perciò dopo il liceo partii insieme alla mia ragazza. Lavavamo anche i piatti in un ristorante: non funzionò. Fallimmo molte possibilità, provini, audizioni. Cominciammo a litigare per fallimento accumulato e per questo ci separammo. Non eravamo preparati alla vastità della metropoli.

A Londra era diverso

Ad Alba tutti ci facevano i complimenti, ci dicevano: «Siete intelligenti e bravi, farete successo». A Londra era diverso. C’erano migliaia di persone come noi, più brave di noi. Là non sei speciale, sei uno come tanti. Quella città mi ha tolto tutto. Adesso, dopo due anni, mi guardo indietro e dico: grazie, Londra. Mi hai insegnato che la celebrità non è importante, che l’uomo è fragile e deve rimanere umile, conoscere la sua piccolezza e anche poter sperimentarla. Soltanto sapendoci “anonimi” possiamo raggiungere la grandezza. Emigrare, ho capito, ti costringe a fronteggiare fantasmi
che neanche pensavi di avere, mette a nudo le tue fragilità più primitive e sovente spezza anche gli uomini a metà».

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