Sfrondiamo il superfluo per dare ancora frutti

Sfrondiamo il superfluo per dare ancora frutti

PENSIERO PER DOMENICA – PRIMA DI AVVENTO – 2 DICEMBRE 2018

Comincia un nuovo anno liturgico. Talvolta ci si chiede perché rileggere, ogni tre anni, le stesse letture. La risposta è semplice: le letture sono le stesse, ma noi siamo diversi da tre anni fa e ancora più diverso è il mondo che ci circonda. Le letture bibliche della prima domenica di Avvento ci invitano a fissare lo sguardo su Gesù, considerando le sue tre venute: la sua venuta al mondo, duemila anni fa, la sua presenza nella nostra vita di oggi e la sua venuta finale, evocata dal Vangelo odierno (Lc 21,25-28.34-36). Cosa esige questo da noi?

Provare a capire e cambiare la vita, traendo ispirazione da lui che è venuto e viene nel nostro mondo per aiutarci a convertirci. Anche oggi, sulla terra, non mancano i motivi di ansia e angoscia, anche oggi gli «affanni della vita» rischiano di appesantire i nostri cuori. Dalle parole del Vangelo nasce l’invito a passare da un atteggiamento di paura alla vigilanza, a trasformare l’angoscia in voglia di cambiamento, puntando sul fatto che anche oggi il Cristo viene «con grande potenza e gloria», per liberarci dalla paura paralizzante e dagli affanni esagerati, per ridarci la speranza. Questa fede deve tradursi in atteggiamenti concreti, suggeriti dalle letture.

Vigilare pregando: è il suggerimento finale del Vangelo: molto impegnativo, perché questo dovrebbe avvenire «in ogni momento». Vigilare è non lasciarci travolgere dagli eventi, ma gestirli, vivendo la vita con la consapevolezza di chi sa leggere la storia, non solo passata, ma presente. Pregare è ricorrere all’invocazione di Dio ogni volta che un motivo di affanno o di angoscia si affaccia alla nostra vita, riconoscendo che abbiamo bisogno di aiuto, certo dei fratelli, ma in ultima istanza di Dio.

Curare i germogli, perché da essi arriveranno i frutti. L’immagine che compare nel testo di Geremia (33,14-16) è molto espressiva per chi conosce le dinamiche di crescita delle piante da frutto, in particolare della vite. Qua e là nelle vigne è iniziata la potatura: un’operazione essenziale perché arrivino i frutti. Potare significa tagliare via ciò che è di troppo, anche tralci sani che hanno appena dato frutti, puntando le nostre attese e la nostra speranza su poche essenziali gemme destinate a portare frutto l’anno prossimo. Per «crescere e sovrabbondare nell’amore», come ci chiede Paolo (1Ts 3,12), dobbiamo fare delle scelte, puntare su alcune, poche priorità. Per cominciare bene un anno basta un proposito, uno solo, se diventa un germoglio, fonte di nuova vita.

Lidia e Battista Galvagno

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