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100 volte di “Abitare il piemontese” su Gazzetta. Ecco la parola della settimana

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Balin: Capriccio, sfizio, fissa; pallino delle bocce; proiettile; ciliegio selvatico

Prima di cominciare mi permetto di spegnere le prime cento candeline: cento puntate di Abitare il Piemontese per Gazzetta d’Alba

E se la spengo è grazie ai lettori e a chi, dalla redazione, crede nella diffusione della tradizione popolare stimolando la ricerca. Sì, perché ricevo mediamente tre-quattro richieste e consulenze quotidiane da diverse persone e diversi canali, sempre sul piemontese: il significato di una parola, un modo di dire, una traduzione intraducibile. Sono balìn che qualcuno vuol togliersi. Ecco la parola di oggi!

Gavesse ëȓ balìn, infatti, è un modo di dire ancora molto diffuso, letteralmente traducibile con togliersi il pallino, ma sappiamo essere una figura retorica che racconta di una soddisfazione tolta, un capriccio, uno sfizio che ha trovato una risoluzione. È chiaro che balìn renda più l’idea perché restituisce propriamente l’immagine di un pallino – piccolo ma ossessionante, malgrado non sia fondamentale per i massimi sistemi della vita – che insiste nella mente della persona in questione. Una piccolezza di fronte ai grandi problemi quotidiani. Insomma, qualcosa di cui si può fare a meno. Ma, in fondo, perché farne a meno?

Il balin, prima ancora d’essere metafora di una fissa, è il pallino vero e proprio del gioco delle bocce dove vince chi lancia la boccia a lui più vicina. Balin è il proiettile di un’arma; la pallottola, in questo caso. E poi, ancora, balin è il modo di chiamare il ciliegio selvatico i cui frutti somigliano o, anzi, sono vere e proprie palline colorate da varie sfumature di rosso. Anche Abitare il Piemontese nacque come un balìn.

Paolo Tibaldi

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