Ecco come Dio ci ama e dà senso alla nostra vita

PENSIERO PER DOMENICA – BATTESIMO DEL SIGNORE – 13 GENNAIO

Gli eventi importanti hanno livelli diversi di profondità: si collocano nella storia, ma con un significato che la trascende. Il ritorno di Israele da Babilonia è stato letto da Isaia (40,1-11) come frutto dell’intervento salvifico di Dio, il Battesimo-passaggio di consegne dal Battista a Gesù (Lc 3,15-16.21-22) viene letto come un’investitura divina di Gesù. Ciò che trascende la storia è dono di Dio, come leggiamo nella Lettera a Tito (2,11-14.3,4-7): «È apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti».

Nel Battesimo di Gesù si vedono bene questi due livelli. Giovanni Battista afferma: «Io vi battezzo con acqua Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». C’è il pericolo di rimanere alla religione del Battista, di non arrivare a conoscere il Battesimo dello Spirito. Sappiamo, dal Vangelo, cosa ha significato per Gesù: ha lasciato il deserto, è andato in Galilea, in mezzo alla gente, per testimoniare la vicinanza di Dio con gesti di bontà verso i malati, i poveri, gli emarginati dalla società. Il Battesimo con acqua ci interpella sul piano umano, invitandoci a imboccare un cammino di purificazione individuale; il Battesimo nello Spirito ci aiuta a credere nel dono di salvezza di Dio, a capirlo nell’oggi e a testimoniarlo ai fratelli attorno a noi.

Celebrare il Battesimo di Gesù è l’occasione per riscoprire il nostro Battesimo. Con quel rito noi siamo stati innestati in Cristo, siamo diventati una cosa sola con lui. Possiamo confidare in lui, sentirci figli amati. Questo dono di grazia ci abilita e ci impegna a coEcco come Dio ci ama e dà senso alla nostra vitampiere opere coerenti, a «rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà». L’agire morale è la conseguenza del nostro essere in Cristo.

Perché credere? È la domanda che tanti, battezzati da bambini per volere dei genitori, si fanno. Spesso, non trovando una risposta soddisfacente, abbandonano ogni pratica religiosa. Dovremmo riscoprire e riuscire a spiegare che la fede è molto più di una serie di pratiche religiose tipo pregare o andare a Messa: è sentirci amati personalmente da Dio che ripete a ognuno di noi quanto detto a Gesù: «Tu sei il Figlio mio, l’amato». L’amore ci libera dalla solitudine e dalla depressione, ci consola nel dolore, ci rende più forti nella prova. Il Dio che ci ama affida anche a noi come a Gesù una missione da compiere: sentirci utili, cioè dentro il progetto di Dio oggi, dà senso e pienezza al nostro essere battezzati e, in definitiva, a tutta la nostra vita.

Lidia e Battista Galvagno

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