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Infermieri ospedalieri, Nursing up lancia l’allarme: ne mancano troppi

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SANITÀ. Se gli occhi e le speranze di tutti sono rivolti all’ospedale di Verduno e su tutti i punti interrogativi che continuano ad aleggiare attorno alla sua apertura, c’è chi invita a non perdere di vista il presente, a partire dalla situazione del personale attivo nelle strutture sanitarie di Alba e Bra.
A lanciare l’allarme nelle scorse settimane è stato Nursing up, il sindacato degli infermieri. Il segretario regionale Claudio Delli Carri ha parlato di «una situazione di carenza di personale a livelli insostenibili in diverse unità operative, senza che nessuno voglia porvi rimedio: gli ospedali di Alba e Bra vivono una situazione di costante declino, dovuta a una chiusura imminente ma mai realizzata».
Il sindacalista ha posto una scadenza: «Come Nursing up pretendiamo la totale operatività dell’ospedale di Verduno entro sei mesi da ora: se così non sarà, siamo pronti a portare la questione a livello nazionale, denunciando lo sperpero di risorse per una struttura presentata come il fiore all’occhiello della Regione, ma oggi ridotta a essere uno scatolone vuoto».
Per comprendere da vicino la situazione, abbiamo interpellato Silvia Moglia, referente del sindacato per l’Asl Cn2. Il suo è un punto di vista diretto, dal momento che lavora ad Alba come coordinatrice dell’unità operativa nel reparto di neuropsichiatria infantile. Spiega: «Per la carenza di personale, stiamo vivendo una situazione sempre più difficile da sostenere, malgrado l’impegno costante per garantire ai pazienti il massimo livello qualitativo del nostro servizio». Il problema più grave riguarda le reperibilità, che secondo il contratto dovrebbero essere al massimo sei in un mese per il personale infermieristico. «In alcune unità operative, come cardiologia, pediatria e le sale operatorie, siamo arrivati a otto o nove reperibilità in un mese», dettaglia Moglia.
«Il motivo? Mancano persone. Stiamo parlando di professionisti che si ritrovano a sostenere turni lunghissimi, privati del riposo psicofisico indispensabile per affrontare l’attività lavorativa in modo sereno. In più, a differenza di quanto prevede il contratto, non viene riconosciuto dall’azienda alcun corrispettivo compensativo per l’aumento delle reperibilità».
Francesca Pinaffo

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