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La Diocesi di Alba prende posizione sull’uso improprio dei simboli di fede e sul tema degli immigrati

ALBA Nell’ultima seduta del Consiglio pastorale diocesano, è stato approvato all’unanimità un documento che a partire dal Libro sinodale prende chiaramente posizione contro gli usi impropri che, soprattutto a livello politico, si fanno dei simboli di fede e sul tema degli immigrati.

Da una parte si esprime «amarezza nel vedere come la fede cristiana venga ridotta a uno stendardo, a simbolo identitario, a strumento di disgregazione sociale», con «inganno» e  per «esclusivi fini di potere e di protagonismo».

Si rimane perplessi di fronte al fatto che «l’immigrazione sia affrontata solo in modo strumentale per guadagnare un po’ di elettorato», con una «previa ben confezionata manipolazione», per «distogliere l’attenzione e non dare risposte ai tanti problemi degli italiani».

Il Consiglio pastorale è deluso perché su questi temi «sono taciute o irrise le proposte che vengono dal ricco tessuto della società civile». E mentre si riconosce «nella linea tracciata da papa Francesco e dall’intera Chiesa italiana», ringrazia i credenti albesi che «con generosità, senza urlare, danno ogni giorno risposte concrete e visibili ai bisogni di italiani e stranieri», respingendo «ogni tentativo meschino e interessato di dividere la comunità proprio sul tema dell’amore accogliente, essenza dell’identità cristiana».

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VERBALE DEL CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO DI ALBA

dell’11 gennaio 2019

Venerdì 11 gennaio 2019 si è riunito il Consiglio pastorale diocesano di Alba. Fra i punti all’ordine del giorno figurava anche una breve analisi dell’attuale situazione socio-politica. Essa non è una novità del momento. Infatti il Libro sinodale, al Capitolo 9, dal significativo titolo “La Chiesa albese e la società”, traccia già la strada per una Chiesa che cammina con la gente e ama la terra albese.

Di conseguenza, il numero 127 del Libro sinodale dà questa puntuale e concreta indicazione: «I Consigli pastorali diocesani e parrocchiali e il Consiglio presbiterale inseriscano in modo costante e metodico all’ordine del giorno temi ed argomenti attinenti la vita sociale».

Per evitare ogni confusione o fraintendimento, offre poi alcune coordinate che, se non fossero state scritte e stampate nel 1998 – quindi 20 anni fa –, si potrebbero ritenere scritte oggi e per l’oggi. Eccone alcune:  «Sono dannose:

– la contrapposizione alternativa tra impegno politico e volontariato;

– la lettura partitica delle indicazioni del Magistero;

– la strumentale enfatizzazione del legittimo pluralismo politico per giustificare ogni scelta e   ridurre a questione privata l’esperienza di fede;

– l’uso a fini politico-elettorali dei simboli, dei vocaboli e delle categorie religioso-ecclesiali»

(Libro sinodale numero 129).

Venendo all’attuale situazione sociale e politica, tutta volutamente concentrata sulla questione complessa e difficile dei migranti, sono stati evidenziati comportamenti miranti a:

– dividere le comunità cristiane d’Italia, riproponendo in esse logiche partitiche;

– delegittimare i Pastori,

– creare contrapposizioni tra loro e i fedeli

È significativo l’uso di vocaboli come “vescovoni” e “pretoni”. Il primo spesso utilizzato in un recente passato per deridere e umiliare.

Sono tentativi che, a livello metodologico, possono qualificarsi come tendenzialmente scismatici, volti a favorire scelte e logiche di interesse partitico. È in ballo – anche se non sempre ce ne rendiamo conto – l’integrità e unicità del Corpo ecclesiale.

Con tali premesse e in questo contesto, il Consiglio pastorale della Diocesi di Alba, unanime, ha approvato il seguente documento:

«Il Consiglio pastorale diocesano:

– esprime la propria amarezza nel vedere come la fede cristiana venga ridotta a uno stendardo, a simbolo identitario, a strumento di disgregazione sociale. Usati con inganno, e in modo consapevole e malizioso, per esclusivi fini di potere e di protagonismo;

– manifesta perplessità e contrarietà al fatto che l’immigrazione sia affrontata solo in modo strumentale per guadagnare un po’ di elettorato o per una piccola battaglia politica tra i partiti o addirittura intra partitica;

– sottolinea con delusione come su tale tema siano taciute o irrise le proposte che vengono dal ricco tessuto della società civile, delle imprese e del lavoro, delle autonomie locali, della ricerca, della scuola, ecc. e come vengano accreditate e moltiplicate ad arte le manipolazioni e le dicerie, pur consapevoli della loro oggettiva falsità;

– evidenzia con dispiacere  come tale tema sia usato, previa  ben confezionata manipolazione, come strumento subdolo e semplicistico per distogliere l’attenzione e non dare risposte ai tanti problemi degli italiani, specie del lavoro e dei giovani, delle famiglie e degli anziani, negarne l’esistenza e avere mani libere per ogni tipo di manovra;

– sostiene e ringrazia il popolo albese dei credenti: laiche e laici, religiose e religiosi, diaconi e preti, che con generosità, senza urlare o provocare, danno ogni giorno, sia a livello individuale, sia in modo organizzato e strutturato (Caritas, Migrantes, Centri o Gruppi di ascolto e volontariato, ecc.) concrete e visibili risposte ai bisogni di italiani e stranieri;

– respinge il tentativo meschino e interessato di dividere la comunità proprio sul tema dell’amore accogliente, essenza dell’identità cristiana e vero segno della sua differenza;

– si riconosce pienamente e senza riserve nella linea tracciata da papa Francesco, dall’intera Chiesa italiana e dal nostro Vescovo.

 

 Alba, 11 gennaio  2019.     


Ai sensi delle norme canoniche e sinodali, il vescovo Marco Brunetti ha fatto proprio quanto deliberato dal Consiglio pastorale diocesano.La Diocesi di Alba prende posizione sull’uso improprio  dei simboli di fede e sul tema degli immigrati

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