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Tanaro da salvare. 1994: quando la città uscì dal fango

Per rendere più sicuri il Tanaro e i torrenti sono stati spesi 30 milioni di euro, ma la lezione più bella è stata data dai cittadini con il loro impegno durante l’emergenza

TANARO TESORO DA SALVARE «Ricordo ancora tutto. Ogni dettaglio, ogni sensazione. La tragedia, lo smarrimento, ma anche la voglia di reagire di una città e di un territorio». L’ex sindaco di Alba Enzo Demaria ripercorre con lucidità ed emozione la notte tra il 5 e il 6 novembre del 1994, quando l’alluvione mise in ginocchio il Piemonte, causando 70 vittime (9 solo nell’Albese).

A distanza di quasi 25 anni nelle sue parole riaffiorano il cordoglio per le vittime e il dolore per un bilancio che nella zona poteva essere meno pesante. «Le persone furono prese dal panico. All’epoca non c’era formazione, non c’erano dati certi, previsioni o segnalazioni e non si era preparati all’emergenza». E c’è un’altra ferita che emerge come se il tempo si fosse fermato: il processo che lo vide imputato come responsabile di quel disastro. «Un travaglio, una sofferenza. Poi l’assoluzione, ma è stato un incubo».

E il ricordo torna alle immagini della città ferita, coperta di fango, prigioniera, come ricorda lo stesso ex primo cittadino. «Alba sembrava spenta, c’erano solo desolazione e fango. Quando ho fatto un sopralluogo alla Ferrero, pensavo che l’azienda non avrebbe potuto riaprire e avrebbe dovuto buttare tutti i macchinari. Invece, dopo tre settimane era operativa». Un miracolo spontaneo che ha riguardato tutto il territorio, grazie a orgoglio, sudore, condivisione e voglia di aiutarsi. Prosegue Demaria: «La macchina della solidarietà ha iniziato a funzionare in fretta, c’erano i punti di ritrovo, tutti sapevano come muoversi, dove andare e cosa fare. I militari, le persone lavoravano senza sosta, i volontari andavano ad aiutare i paesi vicini, ma poi volevano tornare da noi. Si era creato un clima caldo e familiare. Io continuavo ad andare avanti e indietro. Dopo alcuni giorni avevo perso completamente la concezione del tempo».

1994: quando la città uscì dal fango

Uno dei momenti più difficili della storia della regione divenne un insegnamento da cui ripartire, come spiega ancora l’ex sindaco. «Dovevamo lavorare perché non succedesse più. Per questo Alba si dotò di un piano di Protezione civile, a cui molti Comuni si ispirarono, e divenne il capofila nella gestione dei lavori di regimazione del Tanaro e dei torrenti. Non sono ancora state ultimate le vasche di laminazione, ma la città è sicura. Il livello più alto raggiunto dall’acqua durante l’alluvione del 1994 è stato di oltre 5 metri. Nel novembre 2016 ha superato i 6 metri, ma non ci furono vittime e fu possibile contenere i danni. Merito della formazione e di una moderna preparazione a gestire le emergenze».

Fu lo stesso sindaco Maurizio Marello due anni fa a ringraziare i suoi predecessori per «aver saputo investire i soldi dei cittadini nella sicurezza della città».

Il risultato finale è, però, spesso il frutto di un lavoro di squadra, di decisioni e di pianificazione anche a lunghissimo termine. «Al di là dei colori e delle scelte politiche la città è stata sempre unita nell’affrontare l’emergenza e le tematiche relative alla sicurezza del territorio», spiega l’ex sindaco Giuseppe Rossetto, subentrato nel 1999 a Demaria. «Dal 1995 sono stato presidente della Commissione urbanistica e lavori pubblici del Comune. Ho partecipato alla pianificazione e progettazione delle opere di messa in sicurezza con la Regione, l’Autorità di bacino e quello che allora si chiamava Magispo, ora Agenzia interregionale per il fiume Po».

Durante i due mandati da sindaco le linee su cui continuare a lavorare furono chiare, come spiega Rossetto: «Cercammo di proseguire il miglioramento nell’ambito di Protezione civile, sforzandoci di organizzare al meglio le forze e le associazioni sul territorio, facendo anche esercitazioni pubbliche. Modificammo e adeguammo il piano con nuove procedure».

Quegli anni furono caratterizzati soprattutto da importanti interventi strutturali. «Furono gli anni delle opere di messa in sicurezza del Tanaro e dei torrenti Cherasca, Seno d’Elvio, Talloria e Riddone. Spendemmo 30 milioni di euro, intervenendo anche nei rii. Introducemmo nuove regole urbanistiche per minimizzare i rischi, imponendo dei limiti alle costruzioni nelle zone non sicure e attivando procedure specifiche per le abitazioni sulle colline. Non potevamo permetterci di fare errori e dovevamo continuare a portare avanti un progetto di ampio respiro».

Daniele Vaira

Tanaro, tesoro da salvare

I VOLONTARI CHE NON SI FERMARONO PER LA TV

La voglia di rendersi utili, di uscire da una situazione difficile, di lavorare a testa bassa senza piangersi addosso permise ad Alba di rialzarsi dal fango e dalle difficoltà. L’ex sindaco Demaria ricorda un aneddoto dei giorni dopo l’alluvione del 1994, che spiega più di tante parole l’atmosfera che si viveva in quei giorni, pur tra mille difficoltà e continue richieste di aiuto.

«Un giornalista chiese a due volontari che stavano spalando il fango di fermarsi cinque minuti, il tempo di rispondere a qualche domanda e di essere ripresi dalle telecamere per un servizio che sarebbe andato in onda nel telegiornale delle 14. Loro ringraziarono, ma rifiutarono perché avrebbero sgarrato sulla tabella di marcia. Decisero di lasciare gli attrezzi soltanto per un veloce pranzo e poi tornarono a darsi da fare».

d.v.

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